Be Your Own Pet – Be Your Own PET

Sgraziati, rumorosi, non sanno suonare, poca tecnica alla sei corde e nessuna variante oltre al punk lo-fi proposto. Descrizione che calza a pennello per la meteora Be Your Own PET. Ed allora perchè spendere tempo in una recensione?
Beh, due motivi principalmente e per certi versi molto simili.
Innanzitutto un’approccio do-it-yourself  intestino, viscerale, forse radicale viste le proposte mefistofeliche che la tecnologia digitale offre oggi, una sorta di post-Stooges debosciati e senza apparente talento. E poi c’è Jemina Pearl. La front-girl di una band che dura l’alba di un solo disco, ma che incarna alla perfezione quella maniacale deriva generazionale, lasciva e sessualmente trascinante come pochi hanno saputo fare. Una Iggy Pop in gonnella, o senza mutandine, fate voi!

Be Your Own Pet - Be Your Own PETCelebro questo esordio, Be Your Own Pet (2006), solo per la carica deflagrante che la biondina imprime ad una quindicina di canzoni frettolose, chiassose e tutte uguali. La sua voce urlata e fedelmente sgraziata può fare impallidire tutte quelle band finto-trasgressive che scelgono in una voce femminile la loro raison d’etre senza particolari spunti originali, e non solo, pure la tanto amata-odiata Courtney Love e l’esercito riot grrrls dovrebbero sentirsi in imbarazzo.
Ok, forse sto esagerando, ma una simile carica sovversiva e schizofrenica l’ho sentita solo nelle Babes in Toyland più incazzose e feroci. La mela dell’alienazione è divorata in morsi cruenti e bramosi, ed il rumore generato da basso e chitarra (per quanto didattiche e prive di spunti interessanti!) non fanno altro che da trampolino supersonico per le gesta folli di Jemina.
Questo omonimo disco spegne il vagito indie, facendone una pallina di carta da cestinare. Siamo confinanti con l’hardcore più pestato, la velocità è l’unica nota musicale degna di essere segnalata: il feedback generato è notevole ma allo stesso tempo è caotico, quasi casuale, senza nessuna spina dorsale, ogni brano si regge sulla carica energetica del cantato isterico della Pearl.
Thresher’s Fail si dimentica quasi subito, come la successiva, seppur più elaborata, Bunk Trunk Skunk: un rombo di batteria e poi la scarica di power chords repentini e minimali. Ed allora cosa rimane: beh una voglia estrema di alzare il volume a palla e darci dentro con headbanging. I Be Your Own PET ripropongono un punk delirante che ha in Black Flag, Circle Jerks, Germs i loro capostipiti: se i nostri fossero nati nell’epoca d’oro del punk, questo disco sarebbe un capolavoro.
Anacronistici, dunque. Post-cursori. Eppure Adventure contiene una dote sessuale impossibile da trattenere, la voce di Jemina assume toni veri, ubriachi, fondendo lei stessa con il brano, interpretandolo con lussurioso no-sense: due minuti e spiccioli in cui tutto è possibile, pure un erezione!

Bycicle, Bycicle, You are my bycicle (che fa il verso a Bycicle Race dei Queen) con piglio da bulletto delle high school US (vedasi il video, non privo di ironia, in fondo) si prende gioco delle solite icone care ai conservatori, banale forse ma ho visto cose ben peggiori. La band dimostra pure coraggio nella sua completa imperizia ed ingenuità (un po’ come i Butthole Surfers!) intitolando un brano Stairway to Heaven ma che di zeppeliano non ha proprio nulla. Un album oltre e fuori dal mainstream, che rifiuta qualunque licenza verso ballate agrodolci, in qualche modo  il vizietto di alcune band riot; e se si pensa che il brano meno irruento porta come titolo  Love Your Shotgun, è tutto un programma!!!
Un disco hardcore (moderno!) a tutti gli effetti, puro e senza compromessi, eppure non so perché suoni meno onesto di qualunque altro parto di scuola San Francisco nelle annate ’81-’82: sarà il sedentarismo di questi tempi. Certo i Be Your Own PET sono un po’ veniali (pure giovanissimi!) e la loro musica forse un po’ fine a se stessa; ma in fondo il punk aveva le stesse prerogative e la cosa terribile è che il no-future tanto agognato, oggi si è avverato: e a tutti sembra andare bene!
Peccato non ci sia stato un seguito credibile, peccato Jemina!

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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