Babele – Alba Caduca

Prima di procedere all’ascolto, tra le righe della bio di questa band, ho ipotizzato un elettro-rock acido, essenziale e futuristico, booklet compreso. E devo dire che non ci sono andato molto distante. Gli Alba Caduca nel loro fagottino portano una buona dose di esperienza musicale, una discreta armonia e melodia, ed alcune idee interessanti che riprendono la sperimentazione anni ’80 con qualche residuo di rabbia generazionale anni ’90. Un quintetto che amalgama in maniera convincente ingredienti abbastanza rari per il mediocre livello artistico del Belpaese.
Babele, un disco ruvido, teatrale a tratti, sostanzialmente monotematico, con una vena di malinconia che fa a splallate con un’elettronica sperimentale, quasi industrial (vedasi la title-track). Pressurizzati in un epoca sottovuoto con estremo bisogno d’ossigeno, ma senza proclami sovversivi alla maniera punk. Liriche ragionate, vagamente naif secondo la tradizione italiana (vedasi i migliori Subsonica o Bluvertigo, quindi indietro nel passato di almeno un decennio!).

Mai troppo apocalittico, a discapito della buona cover-art, il disco si divide in tre “eloqui” medioevali che sanno molto di redenzione dai peccati mortali e veniali. Castigo, rifugio e disagio per un emblematico percorso che alla fine non ottiene la “dantesca” salvezza sperata. Musicalmente il disco lievita tra l’onirismo alla Depeche Mode di Plastika che chiude il disco, all’evocativo rock “pesante e tambureggiante” di Anathema.
Pericolosamente vicini al metal meno spinto, gli Alba Caduca mostrano un range sonoro apprezzabile, che naviga nelle acque turbolente di un rock aggressivo e petulante. Icarus esalta il lief motiv del disco: la condizione particolareggiata dell’uomo, sconfitto dalla tecnologia e da vecchi, fedeli, egualitari ideali. La band coglie la giusta chiave di lettura, immedisimandosi fino all’osso, con testi criptici ma tutto sommato accessibili (nonostante certe rime baciate prevedibili!). Vicino, tanto alla disco della seconda metà degli anni novanta quanto al risveglio punk degli stessi anni (ma notevolmente depurato dalla retorica!) Mille, continua sulla strada maestra sviscerando un rock maschio e maledetto.
Melodici senza esagerare con Protector, che ha l’unico difetto nell’indecisione se cantare in madrelingua o in inglese (unico esemplare che permetterselo è il signor Battiato, da cui peraltro gli Alba Caduca, forse, idealmente attingono!).

Questo terzo album della band, promette molto bene anche se probabilmente difficilmente piazzabile nel mercato italiano dominato da “mostri” per teenagers. I temi che gli Alba Caduca raccontano sono corposi e non bugiardi, fanno riflettere se ce la voglia … In dimensione live promettono faville.
Ed io francamente gli credo!

 Alba Caduca sito ufficiale
Alba Caduca myspace
Alba Caduca facebook

recensito da Gus
 

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