Ayorama – Veyl

Veyl (alias Viola D’Acquarone) è la titolare di un progetto elettro-pop con decise spruzzate ambient, ed un abuso oltraggioso di synth e theremin (lo strumento che non si tocca, ma si sfiora!). Uscito nel dicembre 2016, Ayorama è uno di quei dischi d’esordio che non può che suscitare curiosità ed invidioso interesse, specie per l’attenzione che MTV New Generation li ha dedicato, inserendola nella sua programmazione giornaliera. Comparsate a parte, Veyl è un’artista seria e determinata, che dopo faticosi studi di pianoforte dall’impronta classica, abbraccia l’elettronica minimale e le sue traiettorie più eclettiche e singhiozzanti. Un elettro-pop evocativo con spruzzate di un onirismo non così scontato, vaneggiamenti cupi che ricordano una meno sofisticata Chelsea Wolfe, in una discesa elegante nell’intimo e in un’emotività secca e diretta che non accetta troppi compromessi.

Ayorama - VeylD’altronde il curriculum di Veyl parla di collaborazioni eccellenti (Gak Sato e Toshiyuki Yasuda, nomi che nell’elettronica e nella sperimentazione contano!) ed esperienze formative (nei Nihil Est, pionieri di un elettro-cantautorato, oggi molto in voga!) che hanno portato la giovane Viola ad affinare tecniche compositive piuttosto sofisticate, mantenendo pur sempre un lato selvaggio ed incontrollato nella sua musica. Ayorama (uscito per Elastica Records) è un extended-play ramificato e profondo (ayorama, nell’inuit eschimese identifica il destino), che tuttavia mantiene una discreta vena radiofonica anche grazie ad alcuni featuring che esulano dalla circoscritta isola elettronica. Dirty Car (secondo singolo estratto) vede come ospite il producer Useless Idea (alter ego di Cesare Bignotti) in un brano piuttosto introspettivo, giocato sulle sospensioni e gli eco prolungati. Completamente diverso è il discorso nell’altra collaborazione, gli accenti molto più radiofonici di Ayorama virano verso le rappate viscide di Uncle Meg, mentre il tessuto sonoro si accartoccia su se stesso in un isterismo meccanico che fa comunque buona presa all’ascolto.
I punti forti del disco sono sicuramente nella crepuscolare Flowers, nel quale un retrogusto soul avvolge un brano che scorre appena sopra le nuvole, tra diffusioni e rallentamenti che fondono un’atmosfera piuttosto distesa e rilassante. Gli umori ad ogni modo cambiano con la nervosa The Highest Sky, con barlumi quasi industriali che emanano una forte sensazione ovattata, che via via si diluisce in un viaggio intestino nel minimalismo digitale. Broken Arms (fortunato singolo d’esordio) è un brano rotondo con arie lente e contemplative alla Daughter in una versione molto più rigida e profonda. Interessanti gli arrangiamenti ed i diversi livelli sonori verso cui si propaga l’estasi musicali, mostrando buone capacità in fase di produzione di Veyl (coadiuvata da Emilio Pozzolini).
Chiudo la disamina con l’ermetismo primigenio dei primi secondi di XVX, capace durante l’ascolto di toccare tanto venature euro-pop, quanto momenti d’avanguardia elettronica con sofisticate e brillanti soluzioni compositive, segno che il talento e la ricerca sono ben radicate in Veyl.

Ayorama apparentemente segue la scia di altri dischi dalle atmosfere elettro-pop al femminile, tuttavia ad un ascolto più fino, si scoprono radiazioni concettuali molto spinte ed adulte, che fanno esultare gli amanti di un’elettronica progressista ed in continua mutazione. Sonorità fresche e nuove collimano -senza cadere in contraddizione- in alcune soluzioni più orecchiabili, forgiando un prodotto davvero godibile e dal futuro assicurato … segnatevi Veyl, ed aspettiamo un lavoro sulla lunga distanza!

Veyl facebook
Veyl sito ufficiale
Elastica Records facebook

 

recensito da Poisonheart

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.