Anomala Vitis – Anomala Vitis

Self-titled d’esordio per gli Anomala Vitis, compatto quartetto originario della provincia di Viterbo, capace di snocciolare in dieci tracce un rock poderoso stile nineties, senza tuttavia rinunciare a qualche virata alternativa o a qualche collaborazione sui generis.
In uscita per PA74 Music, questo omonimo album rivela delle radici rockettare piuttosto evidenti e senza grossi compromessi: un cantato enfatico e sostenuto di Cristiano Dominici viene amplificato nelle sue spinte più estreme dalle buone trame di chitarra di Matteo Olimpieri, mentre la sezione ritmica di Raffaele Sandrini (basso) e Moreno Centoscudi (Batteria) assicura dinamismo e vivacità allo schema classico verse-chorus-verse.
L’introspezione e la ricerca di sé stessi sembra essere il tema portante del disco, che avanza senza grossi sobbalzi di inquietudine tra un mordi e fuggi alternative-rock e ballate dal discreto impatto sentimentale. Qualche reminiscenza dei Litfiba anni ’90 (quelli che hanno abiurato la new-wave degli esordi!) si coglie in un mid-tempo ove la chitarra la fa da padrona, ed il cantato assume pose teatrali e ricolme di personalità. Lontani anni luce dal manierismo indie-rock radiofonico, gli Anomala Vitis rimangono tradizionalisti nella stesura dei brani e nell’approccio alla musica, mettendo in un angolino velleità post-rock o alchimie elettroniche.
Anomala VitisSi apre con la sincerità recalcitrata di Confusione Mentale, un brano pop-rock possente, ma che rivela in un chorus piuttosto orecchiabile, un grazioso soffio d’archi smorzato successivamente da un bending di chitarra in stile hard-rock. Da citare il barocco Valzer per i tuoi diamanti incantati, che suona lievemente anacronistico nella sua nenia strappacuore, ma che svela in questa apparente debolezza tutta la sua forza espressiva. Via da qua è il brano per certi aspetti più controverso e radiofonico del disco, un featuring con il rapper Secch che tuttavia non suona così scontata o mainstream. Le trame del parlato sono turgide e spietate, sorrette energicamente da una buona combo rockeggiante con l’ausilio di qualche stridente synth che ne amplifica profondità ed enfasi. Gli Anomala Vitis tuttavia sono anche abili nelle ballate più contemplative: la ninna-nanna di Dietro lo specchio del sonno è probabilmente il miglior contributo dell’intero lavoro, complice arrangiamenti semplici e diretti ed un’emotività dannatamente spontanea. Per Non Cadere e quell’intro di sei corde così languido, sono un’altra buona prova compositiva, che porta lentamente gli Anomala Vitis ad abbandonare il rock fracassone ed abbracciare sonorità più personali ed intime. Carino anche il motivetto di Prima o poi, aiutato da un ritornello efficacie e dall’alto tasso di immedesimazione; chiudo con la crepuscolare Libero, una mezza confessione minimalista e con qualche goccia di speranza verso il domani.

Gli Anomala Vitis convincono al primo esame adulto, specie quando i brani si discostano dalle forme rock più canoniche, esplorando forme e sonorità nuove. Se alcuni dettagli sono da limare in fase di stesura dei testi (con qualche tendenza pop da elidere), sicuramente gli arrangiamenti sono ben studiati, e consentono una varietà stilistica in grado di spaziare dalla radio agli approcci più intimi dei club … gli ingredienti per continuare a far bene ci sono tutti!

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PA74 Music sito ufficiale   

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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