La morte di Andy Wood a soli 24 anni -alla soglia dell’uscita di Apple, primo disco dei Mother Love Bone– lo ha consacrato tragicamente a primo martire del grunge, quando il famigerato Sound di Seattle aveva appena timidamente messo fuori la testa dallo stato di Washington. Una figura quasi mistica, spesso citata solo nella breve esperienza-omaggio dei Temple of the Dog, perlomeno fino ad un recente revisionismo sul grunge, a vent’anni dalla sua esposizione mediatica, che ha riabilitato Andy Wood come una delle figure più significative della scena musicale locale. Valeria Sgarella, tramite accurate ricerche sul campo, realizza un interessante volume monografico: caparbia a delineare i tratti salienti di un artista istrionico e vivace, catalizzatore dell’attenzione, lui che ambiva a tutti i costi esibirsi negli stadi.
Altisonante nel titolo –Andy Wood. L’inventore del grunge: Vivere (e morire) a Seattle prima dei Pearl Jam-, Valeria Sgarella pone subito l’accento sulla territorialità della scena, nonostante (ne è consapevole la stessa autrice) la musica dei Mother Love Bone non sia strettamente grunge. Il cosiddetto Sound of Seattle in procinto di diffusione, viene analizzato attentamente tra locali storici, label nascenti e compilation a tiratura limitata, mettendo in relazione con le ambizioni di una band, i Mother Love Bone, che voleva vivere di musica e strappare un contratto discografico importante. Il tono della lettura è scorrevole ed amichevole, a tratti intimo, specie nell’ampia sezione dedicata all’infanzia di Andy Wood, grazie alle testimonianze toccanti della madre, Toni Wood, e del fratello Kevin con cui iniziò a suonare nei Malfunkshun. I frequenti spostamenti tra Stati Uniti ed Europa a causa della carriera militare del padre (fino al definitivo trasferimento a Bainbridge Island) e le prime esperienze musicali, forgiano nel carattere di Andy Wood la statura dello showman e dell’intrattenitore, infatuato tanto da Elton John quanto dai Queen e dal glam-rock.
Una naturale sfrontatezza usata come arma ironica per celare insicurezze ed inquietudini, per un ragazzo che come tanti altri coetanei conosce la droga già in adolescenza: la prolifica scena musicale della vicina Seattle è a portata di mano, ed offre l’opportunità a Andy Wood di realizzare le proprie aspirazioni artistiche.
“Quando esci dalla clinica, ti sembra di camminare su una nuvola rosa, ed è tutto molto facile. Poi la realtà si presenta in tutta la sua durezza, e devi rigare dritto. Ogni secondo” Andy Wood
Dallo scioglimento dei Green River (da cui Stone Gossard e Jeff Ament daranno vita ai Mother Love Bone), alla breve convivenza sotto lo stesso tetto con Chris Cornell, Valeria Sgarella traccia una biografia precisa ed emotiva, toccando con discreta ironia -come avrebbe fatto lo stesso Wood- sia le note liete (la breve relazione con Xana La Fuente, ad esempio) a quelle più intime e personali (il difficile periodo in rehab per disintossicarsi dall’eroina).
La struggente ricostruzione di un overdose inaspettata e fatale a pochissimi giorni dall’uscita dell’esordio discografico per una major, ed una discreta raccolta di foto e scritti personali (per gentile concessione di Kevin Wood), completa Andy Wood. L’inventore del grunge, con un eccellente lavoro di ricerca da parte di Valeria Sgarella, che consegna anche in Italia (ed in italiano) le vicende -finora poco trattate- della Seattle pre-Nevermind, senza retorica e quelle facili autocelebrazioni, disgregando con grande professionalità il “what if” che ha sempre aleggiato sopra la testa di Andy Wood e della sua prematura morte.
Andy Wood. L’inventore del grunge è edito da Ledizioni di Milano.
“Quando avrò raggiunto l’apice del successo, mi ritirerò dalle scene e comporrò solo colonne sonore” Andy Wood alla madre Toni
La Firma: Il Gemello Cattivo