I Remember a Dream – Loners

Sotto il languido, quanto onirico soprannome Loners in realtà si cela un sogno, o meglio una storia di vita e di musica.
Siracusa è il porto da cui le strade di Sante e Carlo Barbagallo e Salvo Rizzuto s’incrociano e si dividono a distanza di trent’anni. Da adolescenti cultori di quel rock passionale e vibrato, fatto di riff intensi, capelli lunghi e di ballate energiche, iniziano a comporre quasi per gioco, come avrebbero fatto altri coetanei inglesi o newyorkesi. Il punk in Italia nel 1977 era poco più di un neologismo noto solo ai più accesi esterofili, ma l’appeal di quella “moda” generazionale fatta di “i don’t care…” porta Rizzuto a cercar fortuna nella Londra dei Pistols. Passano gli anni ed il sogno non si affievolisce nemmeno un istante, anzi s’ingrassa d’esperienza, di influenze diverse e di collaborazioni interessanti; e dopo 3 decadi ecco Barbagallo e Rizzuto incontrarsi e rimettere mano a quel progetto nato per gioco. Questo sogno, pardon, progetto ha un nome: I Remember a Dream.

Dalle spiccate influenze blues-seventies, questo disco è un concentrato delle esperienze maturate con gli anni, un caldo sospiro nel quale archi e chitarre trovano lo stesso posto al sole, e senza litigare o stonare propongono un concentrato di emozioni e di musica che conta. Idealmente ispirati da Neil Young (e non solo dal “prestito” di ‘Loner‘) ma pure da Clapton e perchè no, da quel sound of Atlanta che ha dato vita ad album maestosi seppur sconosciuti ai più; i brani inanellano una serie di strike emozionali che sfiorano l’anima e toccano il cuore. Leggere spruzzate di echi e riverberi naturali, amalgamano un sound che, canzone dopo canzone, s’ispira sempre di più, pur rimanendo personale ed unico nel suo genere. Se So Wrong ricorda qualche esperimento estasiatico alla Gilmour (ottime anche le melodie di synth); I’m just a men emoziona ogni appassionato per un rythm’blues frizzante dalla “stonesiana” memoria. Good times and bad times parafrasa il  brano dei Led Zeppellin in uno slide-blues tenebroso ma moderno, ballabile e da sparare al massimo del volume nelle attraversate on the road.

La dimensione acustica è imprescindibile, somma base di tutta la produzione, a ricordare probabilmente i primi passi mossi trent’anni prima: ed in fondo s’inizia sempre a strimpellare qualcosa di vecchio e logoro, ma ricco di fascino.
Man in the Mirror (dal repertorio di Mike Garson) e Let it Shine sono ballate intime, a tratte solari e sicuramente rilassanti, che denotano una profondità discreta, e ben interpretata da un voce equilibrata ed in sintonia con ogni melodia proposta. Tuttavia la mia concentrazione e curiosità era tutta incentrata su I Remember a Dream, quel brano appena abbozzato in precoce età e sopravvissuto alle ondate punk, wave, grunge e techno. Un blues dannatamente spontaneo, alla maniera di quel diavolo di Robert Johnson, ma allo stesso tempo delicato, mai superfluo, un concetrato di memoria che, nonostante qualche aggiustamento “moderno” non perde la sua incisività.    

Dieci tracce, dieci perle: slogan scontato forse, ma consigliabile a chi vuole “elevare” le proprie frontiere musicali a qualcosa di più corposo e concreto. Rimane pur sempre una bella storia quella dei Loners, una storia fatta di musica e di sogni … ma forse questo lo si era già capito dall’inizio! A volte perseverare conviene …

 Loners sito ufficiale
Barbagallo sito ufficiale
Boom Devil Records sito ufficiale 

recensito da Poisonheart
 

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