Un De André Jazzy come non si era mai sentito: Viva De André

In pochi come Luigi Viva si sono prodigati per preservare e mantenere attuale l’eredità artistica di Fabrizio De André ad oltre vent’anni dalla morte, anche al di fuori della Fondazione De André, di cui Viva è socio fondatore. Se tra le pagine di Non per Dio ma nemmeno per gioco (Feltrinelli, 2000) si potevano assaporare i momenti più introspettivi del De André-uomo in una biografia che toccava tanto l’infanzia quanto gli anni delle soddisfazioni artistiche, in Falegname di Parole (Feltrinelli, 2018) la sua poesia sublimava oltre la musica, oltre l’artista, diventando parte integrante della storia italiana dagli anni Sessanta. Nessuno come lui ha raccontato i miserabili, nessuno come lui ha smascherato senza retorica le ipocrisie di un’Italia bonacciona e sempre autoindulgente.
viva de andréTuttavia, oltre la produzione letteraria, il ricordo di Faber doveva avere anche una componente musicale altrettanto originale ed ispirata. Viva De André è innanzitutto la rappresentazione che ha visto vita e musica del cantautore genovese fondersi in un concerto-racconto e toccare i più importanti festival jazz nazionali (da Umbria Jazz ad Ascona Jazz, tanto per citare i più conosciuti anche per i profani).
Ma perché rileggere De André in chiave jazz? La ragione è molto semplice e probabilmente nota a chi conosce la carriera di De André sin dagli esordi e la sua ammirazione per Jim Hall, grande virtuoso della chitarra jazz. Infatti, alla fine degli anni Cinquanta, assieme ad un giovane Luigi Tenco al sax alto (che non si faceva mai vedere alle prove!), fece parte del Modern Jazz Group di Mario De Sanctis. Un’esperienza formativa fondamentale per forgiare sia quello spirito libero da schemi che lo ha sempre contraddistinto, sia uno squisito gusto per le armonie su cui cesellare parole, immagini ed impressioni di una poetica, che oggi ci appare eterna. 
A questa intuizione di Luigi Viva si unisce con entusiasmo la direzione musicale di Luigi Masciari, che raccoglie la crème del jazz nostrano, con Francesco Bearzatti (sax), Giampiero Locatelli (piano), Alfredo Paixão (basso) e Pietro Iodice (batteria). Alla realizzazione del disco in studio vi partecipano anche due assi come Giulio Carmassi, (Pat Metheny Unity Group) e Michael League (Snarky Puppy), ad impreziosire con estro e dinamismo una rilettura che non snatura l’essenza degli originali. 
Intelligente la scelta dei brani, a partire proprio da Valzer per un Amore e dal 45 giri equamente condiviso con La Canzone di Marinella, anch’essa presente anche in questa selezione. Immancabili Crêuza de Mä e Mégu Megún provenienti da i due album più eclettici del cantautore genovese (Crêuza de Mä appunto, e Le Nuvole); come pure Il Bombarolo dall’incompreso e spiazzante Storia di un Impiegato. Spazio ovviamente anche ai grandi classici come Il Pescatore, La Guerra di Piero e Canzone dell’Amore Perduto che non hanno bisogno di tante presentazioni. Invece è azzeccato ed interessante l’inserimento de La Città Vecchia (contenuta in un singolo del 1965 per la Karim), un brano particolare e probabilmente non molto noto, che raccontava i bassifondi genovesi con un realismo ispirato alla poetica di Umberto Saba. 

Impreziosito dai ricordi e racconti di Luigi Viva, il disco suona elegante e volitivo, soprattutto grazie all’estro e all’esperienza dei musicisti, capaci di svelare all’ascoltatore quel sottile e nascosto legame tra la trasposizione jazz ed il personale ed intimo ricordo legato al brano. Per l’uscita di Viva De André (Jando Music/Via Veneto Jazz) prevista per il 18 novembre sono previsti due spettacoli: il 20 novembre al Blue Note di Milano e il 28 novembre all’Auditorium Parco della Musica a Roma. 

 

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