Intermission – Country Feedback

Ebbene sì, ci ha ingannato tutti Antonio Tortorello (Country Feedback) con il suo secondo lavoro Intermission, in uscita per MiaCameretta Records. Sin dalla sua austera copertina ci fa credere che sia un disco minimale, asciutto, registrato e prodotto per sottrazione, lasciando ampio respiro agli spazi ed agli interstizi di una narrazione disillusa, emotivamente distaccata. Tale impressione pare sostenuta visivamente anche dall’altra grande passione di Antonio Tortorello, ossia il cinema, se non altro per quel didascalico Intermission “rubato” -a partire dal font- da una clip del bucolico film Help! dei Fab Four, che usciva in piena beatlemania ed in qualche maniera ne segnava la dissacrante e lisergica definitiva trasformazione. Nel nostalgico cinema di una volta, intermission era l’equivalente del nostro caro amato “fine primo tempo“: quella grande scritta su schermo bianco che abbagliava (talvolta risvegliava) lo spettatore appena prima che le luci di sala si accendessero. Uno scorcio spazio-temporale indefinito e senza contorni, eppure dal sapore traumatico, ove l’individuo rinsaviva, si staccava dalla trama del film per riemergere momentaneamente nel quotidiano, nelle proprie faccende, un abbaglio prima di rituffarsi nell’astrazione della finzione. Come uno sbalorditivo cambio di prospettiva in un universo rovesciato: quella scritta “fine primo tempo” -più immediata di un letterario ‘fine primo atto’, più affascinante del finale climax di una serie tv- ci ridestava dal dolce onirismo cinematografico per tornare vigili per pochi minuti alla vita reale. Come lo scoppio di una grande bolla o una breve apnea. O appunto, un’intervallo.
Country Feedback - IntermissonE’ questa diversa (e contraria) azione/reazione tra reale ed illusorio, tra futile e necessario, che sale a galla nelle nove tracce di Intermission. Invero, sarebbe un errore pensare a questo disco come ad un semplice scontro tra opposti in una disperata ricerca di morale per redimerci dalle cattive abitudini dei nostri tempi, poiché di traverso vi si pone un non-trascurabile (direi persino essenziale) aspetto umano e personale. Qui, Antonio Tortorello a colpi di citazioni si racconta, talvolta si commuove, spesso si trasforma, senza retorica, senza sconti.

Nel disco d’esordio Season Premiere (recensito ovviamente su queste pagine), Country Feedback pareva aver speso le sue carte migliori: dinamismo ritmico, disincanto byrdsiano, buon orecchio per la melodia. Ma come dicevo all’inizio, è tutto un inganno! In Intermission tali ingredienti rimangono assolutamente peculiari, ma incrementano inesorabilmente il loro livello, affinandosi e dondolandosi ad una disincantata armonia d’insieme, più che alla ricerca di una perfezione stilistica. Se quindi sussiste il paragone cinematografico (e sussisterà poiché il disco è disseminato di indizi ovunque), allora trattasi di una vera e propria prova di musica d’autore. Antonio Tortorello, con il sodale Filippo Strang in cabina di regia (anche mixing e mastering sono opera sua, come nel precedente Season Premiere) alzano la posta in gioco agendo proprio sull’umore e sulle vibrazioni del disco. Intermission è un macigno riflessivo sui nostri tempi, su questo disordinato presente, con uno sguardo accigliato e lucido di prospettiva, filtrato attraverso l’esperienza, ricordi e ferite personali. Convivono allo stesso tempo, sia mirabolanti j’accuse sulla deriva della nostra avida società dei consumi, sia emozionanti pezzi di vita rivelati con empatica consapevolezza ed un pizzico di commozione (non è un caso che tra le note di copertina, Antonio Tortorello omaggi la memoria del padre).

L’inizio è caustico ed apocalittico, e con un titolo come Orson Wells, l’incipit non poteva essere più distopico. Salgono sulfuree percussioni in salsa post-punk a confondere il percepito dal concreto, mescolando visioni del presente (a dir poco geniale un verso come, “Someone who started playing, a crazy game called hype”) alle finzioni affabilmente raccontare dallo stesso Orson Welles ne La Guerra dei Mondi. Non passano che pochi minuti, che il piatto della bilancia si ridesta in equilibrio dalla confessione/ossessione allo specchio di Not Quite My Tempo, mentre un dinoccolato tribale ci distrae dal peso delle singole e sincere parole. Country Feedback è ancora timido nel manifestare apertamente il proprio fisiologico amore per la musica, lo farà successivamente con l’endemica Music is a Mirror, ove con un ermetismo cosmico si dichiarerà a cuore aperto in un manifesto unico ed universale.
Primo singolo estratto da Intermission è Enemy con quella sua cadenza sghemba post-punk che mi ha piacevolmente ricordato -specie nel chorus- le indimenticabili invettive della Gang of Four; mentre in Home l’enfasi cybernetica si manifesta in un synth-pop oculato nel quale una sorta di meraviglioso flusso di coscienza futurista si svolge attraverso un loop magnetico fatto di rimbalzi ed echi (davvero piacevole il gioco delle voci). Anche Borders si muove in territori stilisti ben pianificati, tra personali infatuazioni verso le prospettive di band come Wire o Low in un groviglio post-umano, l’intervento dei fiati nella seconda parte del brano e gli onnipresenti claps come rassicurante componente ritmica, spezzano al momento giusto una tensione altrimenti insostenibile.

Mi ha particolarmente colpito la solennità e la finissima cesellatura compositiva di Nothing’s Really Changed, che irradia un rapido cantato quasi rappato, prima di virare in crescendo verso un pathos (bello anche qui l’eco di risposta delle seconde voci) che implode prepotentemente in un disilluso ed amaro constatare l’immobilità decisionale del nostro presente: sono la musica, il cinema, la poesia a salvare l’uomo! Intermission esalta le passioni come l’ultima via salvifica, insostituibile strumento di resistenza all’omologazione. In coda al disco diventa necessario uno strumentale come Reverse Engineering, freddo nella sua enciclopedica lotta tra analogico/digitale, mentre chiude il sipario l’armonia sofisticata di The Shape of Things to Come, rielaborando con delicato acume jazz-pop le diverse e trasversali influenze musicali di Antonio Tortorello.

Complesso, sfaccettato, finemente cesellato, Intermission è un disco che parla una lingua musicale evoluta ed in evoluzione. Country Feedback e la “sua” squadra (tra cui Costantino Mizzoni alle chitarre, Massimo Ceci alle percussioni, Giulio Bozzo e Damiano Drogheo ai fiati)  non solo hanno svolto un lavoro puntuale e meticoloso verso la composizione e la melodia, ma hanno saputo raccontare senza censure le difficoltà del vivere quotidiano, tra lotte di classe delocalizzate nell’etere, alle ferite dell’età adulta da sopportare con composta responsabilità. Ma soprattutto Antonio Tortorello ha voluto anche trovare l’antidoto a tutte queste incidenze: la passione come rifugio unico, come sano isolamento dal tutto il caos che c’è la fuori.

Country Feedback facebook
Mia Cameretta Records facebook

 

recensito da Poisonheart

 
 

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.