10 e 9 – IO e la TIGRE

IO e la TIGRE o meglio, Aurora Ricci (IO) e Barbara Suzzi (la TIGRE) picchiano sugli strumenti come delle ossesse, con una vocina bizzarra ed entusiasta e con quel dolce ed inconfondibile profumo di qualcosa fatto con le proprie mani. Così 10 e 9 passa da orecchio ad orecchio come un indipendent tutto italiano (e cantato in italiano!) della stessa consistenza libertina delle mosse di Calvin Johnson.

Ingredienti: La voce candida e dalle tonalità molto aggraziate di Aurora Ricci cala sulle semplici trame di chitarra e si schianta sul muro ritmico delle percussioni di Barbara Suzzi: un duo essenziale ma in continua comunicazione, come se il disco non fosse che un espediente per un dialogo ininterrotto tra le due ragazze. Sentimenti, pensieri scartati come la carta di una caramella gommosa, nuvole di parole in un eclissi musicale piacevolissima all’ascolto, ma anche molto intensa e sincera in quella strana forma di raccontare (e cantare) che pare spensierata nel nascondere le grandi verità della vita. 10 e 9 (Garrincha Dischi) sembra l’album confezionato da due grandi amiche d’infanzia, eppure così non è (o meglio) non è sempre stato, poiché l’amicizia ha forme poco geometriche ed il destino le contiene tutte. Così dopo un primo approccio finito nel nulla, le future IO e la TIGRE, si ritrovano due lustri dopo con la maturità e la consapevolezza necessaria per dare inizio ad un’amicizia e a un progetto musicale.
L’esserci l’una per l’altra (concetto che si può estendere universalmente) come terapia per superare i problemi quotidiani sembra essere il lief-motiv del disco, ne I Santi il concetto è espresso chiaramente come una preghiera rotta dall’emozione: «non ti avrà tra le schiere dei santi che lo confortano; non sei tu, la ragione per cui salverà se stesso».

IO e la TIGRE - 10 e 9Preparazione: I testi soffrono di una semplicità compositiva sbalorditiva e quasi patologica nel descrivere le peripezie della vita, spesso con una sfrontatezza naturale che passa dall’amicizia, al sesso, dall’amore alla passione per le piccole cose. Tu non sei il mio ex riesce ad intrappolare il sesso in un cliché raccontato al femminile, nel quale il rimpianto agrodolce per l’amore grida nel finale verso un atto di autodeterminazione. Le sonorità sono piuttosto pulite, nonostante distorsioni timide sparse qua e là e colpi di batteria inferti con passione e violenza, se la voce di Aurora colora meglio le dinamiche del ritornello (spingendomi ad alzare il volume dall’entusiasmo), è la fermezza di Barbara (non a caso la TIGRE) a contrastare le virate più pop del disco: così Revolver con cui si apre 10 e 9 rimane in bilico tra una confessione del giorno dopo ed un indie sgraziato da cameretta.
Io e il mio cane chiama a gran voce i ricordi dell’infanzia come piccoli inni di libertà affogati musicalmente in un groove molto tirato e graffiante; Come un Sasso nella scarpa suona come le Sleater Kinney più incazzate, mentre Non hai vinto tu si trasforma in un nostalgico swing dall’approccio essenziale prima d’implodere in una distorsione lontana. Se nella prima parte il disco poteva strizzare l’occhio a melodie pop più orecchiabili, nella seconda parte è il ruggito della TIGRE a dare la spinta verso un’esplosione d’energia mantenendo intatto il dialogo sprezzante dei primi brani, in Povero Cristo (uno dei migliori pezzi di 10 e 9) il flusso di coscienza è immerso nel fango, livido e senza peli sulla lingua in un vortice sonoro che gioca tra parti lente e veloci (molto Breeders a mio avviso!) e che si esaurisce in appena 2 minuti e spiccioli.

In forno: Il finale del disco è dedicato ad una lullaby sofferta, Buonanotte, che coglie in pieno quell’intimismo sussurrato che ad ogni brano ha rafforzato il legame tra IO e la TIGRE, una sorta di messaggio lasciato lì a maturare per poi essere letto solo dopo qualche tempo. Un brano con i puntini di sospensione, quasi a richiamare quel lungo tempo in cui le due ragazze si erano perse di vista, o forse semplicemente un tocco finale d’umanità per un disco sensibile e ruvido, un disco che ruggisce e soffia, un disco che si confida e che cerca di sviare, un disco di reciproca fiducia che vola sopra tutte le differenze spaziali e che ci fa desiderare di spendere, magari un giorno chissà, quella stessa fiducia per qualcuno di speciale.

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recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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