The Major Man – Poptones

Di no-wave ne abbiamo parlato fino allo sfinimento in questo spazio di recensioni buone e cattive, eppure credo che il concetto non sia stato compreso con la dovuta attenzione. Ogni mio sforzo sembrerà inutile, anche se di tanto in tanto qualche band dai pollici opponibili esce dalla tana del bianconiglio e raccoglie le eredità dei loro beniamini, vivi o morti che siano. Tuttavia sono facili prede, eh già, sembra impossibile che nel millennio delle profezie maya ci siano ancora predatori musicali che si aggirano nei boschi armati di fucile semiautomatico inerziale, pronti a decorare le pareti del loro studio con i dischi “trasformati” di queste band inizialmente così promettenti.

The Major Man è l’uomo cattivo che vuole appropriarsi della musica deframmentata dei Poptones per darla in pasto alla sua “macchina della musica” facendola diventate … beh indovinate, scorie solide organiche da spartire tra tv, riviste e negozi. Ed i teenagers sono già col bavaglino della pappa ben allacciato al collo …
Il trio tuttavia vuole sottrarsi ad un destino crudele e scontato, e a suon di fuzz e spunti elettronici riesce a dare un preciso significato all’inutile etichetta di “band alternativa” affibbiata. Brani che difficilmente sforano i 3 minuti, concentrati da riff a presa rapida, scuola Lee Ranaldo, anche nell’evoluzione nei prolungati fraseggi tra 4 e 6 corde, vedasi l’incipit crepuscolare di Side a: sembra di tornare indietro con la memoria di almeno 20 anni, in quel 1991 nel quale il punk ruppe!
Lungi da l’essere un amarcord di ciò che fu, la band sa materializzarsi con precisi feedback e groove più aggiornati, vedasi la spinta parabolica di Mediapark (un pizzico di Mudhoney, lo si coglie, ma senza esagerare); oppure cambiando fronte con ballate-indie spruzzate da giri di chitarra semplici quanto piacevoli.
La title-track è il de profundis di un punk anacronistico senza etichetta e padroni, dalle maniere pop e dai lividi profondi, espiazione e colpa esplodono in ritmi sempre sostenuti, maniacali, isterici pure: eppure i Poptones non si presentano solo per un elite di pubblico, sanno essere versatili per spirito di contraddizione, cambiano pelle senza retorica. Baby ad esempio sguscia via tenebrosa, mentre l’intro beethoveniano di Cursed Highway è solo un falso indizio per un metropolitan-act che sa tanto di Beastie-Boys, quanto di elettro-funk, il tutto abbandonato nello scantinato più desolato e buio. Solo l’esperimento di chiusura o una nuova strada per sottrarsi alle brame del Major Man?! Musica per Organi Caldi lo sa bene …

contatti:
Poptones bandcamp
Musica per Organi Caldi site

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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