Vol. 1 – Standard Studio

L’ambiente, il clima, la città hanno quasi sempre influenzato una band. Insomma, basta pensarci su un attimo: che ne sarebbe stato dei Velvet Underground senza New York, o dei Doors senza L.A., o i Rolling Stones senza il Sunset Strip?! Città ombrosa e cupa corrisponde a musica cupa e depressiva? No, sarebbe una banalità affermarlo.
Eppure è difficile nell’immaginario comune pensare ad una fangosa band rock-underground sulle assolate rive riminesi. Stano ma vero, nei Standard Studio si delinea una sorta di malessere nebbioso, figlio di una metropoli caotica e soffocante. Un qualcosa di rimuginato, mescolato, plasmato nell’inquietudine e allo stesso tempo masticato con lungimiranza e tutto sommato lucido ed attuale.

 Standard StudioUn demo è sicuramente il primo modo per farsi notare, e Vol.1 rappresenta un esperienza ben confezionata e commestibile, anzi a tratti sazia nella sua completezza, nonostante il percorso musicale dei Standard Studio si esaurisca in sole 4 tracce. Lungi dall’essere etichettati rumorosi o grunge, la band mostra un ottima maturità nelle liriche spesso dirette, pungenti e depurate dalla consueta banalità di presunti “guru” con laurea ad honorem che riempiono gli stadi di fans. La limpida ed intensa voce di Giulio Zannini sa creare un atmosfera autonoma ed indipendente dal tremolio delle corde di Giacomo Cecchetti e di Eugenio Giovanardi o dal muro di batteria di Lorenzo Amati. Un rock che secca la gola, potente alla maniera dei Melvins ma tutto sommato pulito e lineare che fa dei Standard Studio una band underground anomala. La componente punk, anche quella più banale, non è nel vocabolario del quartetto, che preferisce puntare su un sound etereo ed incisivo, rimarcato da liriche in madrelingua (da sempre un impresa districarsi tra rime ed assonanze) che sanno a tratti di un giovane ed esplosivo Battiato o di un irriverente De Andrè. Vedasi Scarpe Comode in bilico tra le ironie taglienti di Bandiera Bianca e la teatralità di Geordie dei due illustrissimi cantautori.

Quindi se pensavate di ritrovarvi dinnanzi una band tutta sole e mare alla Negroamaro, allora avete sbagliato band e vi si invita ad uscire da questa pagina. Il mix dei Standard Studio è coraggioso ma non semplice: far convivere la potenza della musica con la potenza delle parole!
La danza dell’eternità è livemente in debito con gli Afterhours, tuttavia quel retrogusto se ne va presto, lasciando spazio ad una ballata graffiante grazie ad un riff che si stampa in testa dopo solo pochi ascolti. Un testo agnostico e libero da interpretazioni che mostra una maturità impressionante. In disparte è il brano più rock-pop del demo, meditativo, nostalgico ma fresco, dal sapore autunnale senza data di scadenza: con un brillante arrangiamento. Schiavo Consapevole s’immerge invece nelle maree più profonde ed oscure, urlando con rabbia i mali di uno status generazionale ad alto contenuto di immedesimazione.  

Coraggiosi, gli Standard Studio si dividono tra contest per band emergenti (con buoni esiti) e una partecipazioni al canonico Sanremo Nuove Generazioni, giungendo secondi; alla faccia dei sorrisi patinati da improbabili reality musicali. Sono in lizza per partecipare all’Heineken Jammin’ Festival 2010, e con l’aiuto di tutti potrebbero (meritatamente) farcela. Vol. 1 è solo l’inizio; gli Standard Studio sono già al lavoro per un Ep nuovo nuovo, in uscita per giugno, tuttavia se queste sono le premesse allora sarà meglio drizzare le antenne: ne sentiremo ancora parlare! Una bella realtà, sincera, musicalmente dotata ed intelligente, anzi quel genere di intelligenza che infastidisce i discografici o certi addetti ai lavori! Sanremo può attendere … e visti gli esiti recenti del festival meglio così!!!  

 Standard Studio myspace 

 recensito da Poisonheart
 

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