Trenches – Stolen Apple

Poco meno di un’ora d’ascolto per l’esordio adulto dei fiorentini Stolen Apple, che in Trenches (in uscita a settembre per Rock Bottom Records) riescono con facilità ad assemblare un rock dalle diverse sfaccettature e dalle influenze più disparate (dalla quieta psichedelia seventies, al pop-rock tascabile, passando per fraseggi e feedback ruvidi e striscianti), cogliendo in ogni brano le giuste sensazioni ed intelligenti equilibri di volume e dinamica. Dopo un apprendistato nei Nest, le chitarre di Riccardo Dugini e Luca Petrachi decidono di mettere in piedi un progetto più organico e diretto, trovando nelle vibrazioni di batteria e basso, rispettivamente di Alessandro Pagani e di Massimiliano Zaniti, la line-up perfetta per sviluppare il progetto nato sotto il nome di Stolen Apple.

Stolen Apple - Trenches Trenches si sviluppa lungo 12 tracce, ognuna delle quali ha una storia musicale a sé, ma che insieme delineano, con chiarezza e con qualche metafora ben riuscita, quelle “trincee” emotive in cui quotidianamente l’uomo moderno cerca riparo. Sentimenti mangiati da una parte, avanzi di storie d’amore e d’amicizia, valori scoloriti come vecchie polaroid, sembrano alimentate il sottosuolo lirico delle produzioni degli Stolen Apple, che attraverso la disillusione ed un pizzico di amarezza cercano di dare alcune risposte, che avrebbero solo bisogno di un po’ di coraggio per essere svelate. Il tessuto armonico cambia di volta in volta piano d’appoggio, se lo stile ed i manierismi toccano via via tutte le corde possibili, è nei fraseggi/scontri di chitarra e negli arrangiamenti curati che si trova il filo conduttore che lega il primo brano Red Line, una ballata indiavolata e psichedelica 2.0, all’acrilica ed asciutta In The Twilight, ove la lentezza dei ritmi avvolge il brano di una tensione riflessiva e vellutata. Tanti episodi, tante tessere di un puzzle musicale, che se ben allineate danno l’immagine di un presente in bilico tra l’ermetismo dei sentimenti ed il timore endemico nel manifestarli apertamente; Fields of Stone (forse il miglior brano del disco) fissa i dettami per un rock secco e curato, nel quale un finissimo pathos corre pacatamente lungo riff di chitarra quasi baritoni, mentre una sezione ritmica coltiva vibrazioni intestine pronte ad esplodere con intelligenti crunch e feedback ragionati. Gli Stone Apple però sono abili anche nelle suite più prolungate, vedasi nelle dilatazioni di Pavement, nel quale liriche sofferte e passionali (con un grazioso backing vocal di richiamo) si allacciano a progressioni musicali riflessive con sprazzi di ottimo post-rock coltivato all’aria aperta. Quando tuttavia i ritmi salgono, i brani risentono di una ritrovata freschezza, nella dinoccolata Living on Saturday il vizietto di cantare in coro è davvero contagioso, mentre nella desertica Falling Grace, le percussioni accendono un ritmo tribale dalle sfumature selvagge e misteriose. Un certo onirismo fa breccia man mano che ci si avvicina all’epilogo del disco, More Skin passeggia come un sognatore distratto sopra le nuvole, mentre gli accordi aperti e l’armonica nostalgica in Daydream amplificano un’aura cristallina stagnante, evidenziando ottimi arrangiamenti e buone doti di produzione.

Mettere insieme tutte queste influenze a tavolino non poteva essere facile, eppure nella musica degli Stolen Apple tutto scorre naturale e limpido, senza alcuna forzatura di stile o compromesso ruffiano; Trenches vive di linfa propria, capace di evidenziare i limiti e le paure dell’uomo contemporaneo, senza tuttavia schernirlo o disprezzarlo, e questo è evidente tanto nelle liriche, quanto nell’approccio strumentale. I sapori post-rock o psichedelici rimangono forse imprescindibili, eppure è nel saper rallentare i ritmi che gli Stolen Apple approdano in quella dimensione sopraffina e riflessiva che concede a questo disco un ascolto in più, perché ad ogni nuovo giro affiorano sfumature che prima non si aveva la sensibilità di cogliere … le trincee si stanno sciogliendo …

 

Stolen Apple sito ufficiale
Stolen Apple facebook
Stolen Apple bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

 

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