Tomorrow Hit Today – Mudhoney

Un piccolo capolavoro per i Mudhoney dopo alcuni lavori sottotono con la major Reprise (specialmente come My brother the cow prodotto male ed in velocità). Siamo nel 1998, il grunge è morto, sepolto e già archiviato dagli storici della musica, i  “vecchi” pionieri Arm, Turner, Peters e Lukin si reinventano e confezionano un album formidabile. Il fuzz marchiato Mudhoney c’è sempre, ma viene spesso contaminato in maniera efficacissima da un garage mai e poi mai scontato e soprattutto da un alone blues ricchissimo di novità e sperimentazioni. Solo ascoltandolo si capisce di cosa sto parlando.

Tomorrow Hit Today prende il titolo da una canzone del loro primo lp (When Tomorrow Hits), ma i legami finiscono qui. Nessun sound spinto ed aggressivo, piuttosto un garage ben studiato, isterico al punto giusto, mai fastidioso e mai ripetitivo.
A Thousand Forms of Mind vale come minimo l’acquisto dell’intero lp. Apre con un riff la cui mano di Steve Turner è evidente, tracce di fuzz e distorsioni alla Stooges sono immancabili. Il rantolo di Arm è lamentoso, la batteria non calca la mano ed il basso di Lukin arricchisce le armoniche più tenebroso; in sottofondo, è l’organo la linfa vitale di tutto il brano. Il pathos cresce fino al chorus, ove si è spettatori dell’esplosione energica della canzone: non ci si stanca mai di ascoltarla. I cori di Turner imprimono spessore alle urla “contenute” di Arm; e nella parte di assolo si rimane assolutamente immobili, Ron Asheton ha fatto scuola, a tratti sembra di essere tornati ad Ann Arbour alla fine degli anni 70.

Tomorrow Hit Today - MudhoneyDecisamente meno sofisticata è I have a laught, che miscela una batteria tiratissima di Peters con un ibrido blues veloce; il tutto si vanifica nel bridge quando la parlata di Arm si fa cavernosa e sostenuta da una delicata melodia in salsa garage, questo prima di detonare con le urla che chiudono il pezzo. Oblivion è psichedelica come solo i Mudhoney saprebbero fare, nel chorus “Obliviooooooon” si condensa tutta la carica sotterranea antimilitarista di questo pezzo.
Try to be a kind è un azzeccato on the road, fresco e spensierato, un convincente esempio delle numerose sfaccettature che la band ha saputo dare a questo album. Con Poisoned Water i Mudhoney ritornano ai fasti degli esordi, veloci, energici, si sente perfettamente l’entusiasmo con qui viene suonata. Un omaggio allo stile di Ron Asheton è invece Real Low Vibe e Move with the Wind. Fonde un blues vivo con reminiscenze 70’s. Voce bassa, contenuta, a tratti lamentosa e poetica.

Altra sorte per la acidissima e cinica This is the Life, versi come «I put the “con” in “convenience,” and I string you along Don’t worry your head ‘cause there ain’t nothing wrong» illuminano gli spiriti indipendenti criticando con sottile ironia la società consumistica. Se la Reprise ha sempre lasciato un sufficiente controllo artistico alla band, è anche vero che la voracità con cui i Mudhoney esplodevano agli esordi viene sostituita da una lungimiranza acuta, con richiami sixties piuttosto accentuati. Night of the Hunted assomiglia ad uno swing cavalcato veloce con poderose chitarre a seguito; Ghost incandescente e ottimamente strutturata richiama la traccia d’apertura, e siamo difronte ad un altro gioiello (suonata spesso nei live, uno dei pochi brani ripresi in questo disco!). L’ascoltatore affezionato non nota nessuna caduta di stile; le liriche sono ispirate e quasi mai banali, nonostante i Mudhoney non abbiano mai avuto licenze da cantautori. Un pezzo interamente strumentale I will fight no more forever, sembra quasi evocare le atmosfere da “spaghetti western” tant’ è carica di tensione.
Si chiude con qualche sicura reminiscenza ai Wipers (l’inizio ricorda moltissimo D-7) in Beneath the Valley of the Underdog in cui si racconta, con immagini cariche di pathos, un inferno terreno fatto di personaggi particolari: ironia e critica verso le convenzioni sono oramai un fatto acquisito: l’anima indipendente della band è sempre viva. Traccia nascosta alla fine del disco che chiude con un allegro blues … ma non anticipo nulla!

Album geniale (considerando i tempi ed major), ricco di elementi nuovi nel sound dei Mudhoney, che nonostante questo lasceranno la Reprise, per tornare all’ovile della Sub Pop. Meravigliosamente prodotto, bello da ascoltare per i fans del genere e non solo. La forza di Tomorrow Hit Today è di cambiare faccia ogni volta seguendo un invisibile linea che lega tutte le tracce. Considerando che album di questo genere si trovano ai mercatini per poche decine di euro, è un occasione unica per conoscere il sound maturo di questa, spesso non considerata, band.

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

 

Share

Una risposta a “Tomorrow Hit Today – Mudhoney”

  1. Un grandissimo album, forse il migliore dai tempi di “Every Good Boy Deserves Fudge”_Ah, “Piece of Cake” non mi è piaciuto, ma “”My Brother…” lo trovo buono, anche se non trascendentale…poi, contiene due mazzate come “Into yer Shtik” e “1995” !!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.