These Days – Soul Basement

Nell’era digitale del mischiare vari generi, spesso dicotomici tra loro, per ottenere la stessa poltiglia r’n’b-cool-orecchiabile-ballabile con un tocco di sentimento, ecco che il ritornare ad un pop-soul dal respiro anni novanta, sembra quantomeno un azzardo. Premiato il coraggio, questa è la via intrapresa da Soul Basement, songwriter siciliano dalla penna d’oca vellutata che non ama troppo soffermarsi sul sentimento facile, sfatando quindi uno dei tanti clichè sulla musica nera da Motown.

Soul BasementThese Days fa drizzare le orecchie degli esterofili convinti, ma che ancora s’interessano al Belpaese, e certamente il disco colpisce per profondità ed intelligenza artistica, tanto da dubitare che la produzione sia italiana (visti gli ultimi mostri da reality!). Senza abusare della tecnologia per confezionare improbabili hits dal sapore radiofonico, Soul Basement riesce ad essere commuovente (nel senso sincero della parola) senza sviolinare zuccherini e bon-bon colorati. Un album suonato, i cui  lividi sono rappresentati dal salire e scendere del ritmo, del pathos profondo, che in certe ballate agrodolci tocca davvero a fondo; nel quale pianoforte e fiati sono sofisticate pennellate su di un tessuto costruito su diversi livelli: un encomio al lavoro in studio, onesto e mai pomposo. Nel complesso ci si discosta poco dalla tradizione di un soul pepato e gustoso dall’udito,  e sapendo ascoltare bene ecco che raffiorano sfumature che ad un primo ascolto faticavano venira a galla: elementi gospel, per esempio nell’ottima Wonderful, o un inaspettato funk metropolitano in Daily Bread, arricchiscono questo lavoro di armonia e fantasia mediterranea. Still one si presenta elegante e pronto per la rampa di lancio dei singoli da esportazione, la calda voce di Soul Basement interpreta con grande passione ed ardore ogni singola strofa: non è un semplice cantato, piuttosto un crescendo d’immedesimazione con le emozioni.
Vagamente patinato di jazz ma senza abusi troppo pretenziosi, ecco I want you, brano piuttosto canonico nella struttura forse, ma efficace nel risultato finale; come ad esempio per Give me some time, ballata strappalacrime impreziosita da una singhiozzante melodia da cocktail bar anni ’80. Si chiude con And Maybe, ottima per fare l’amore direi, ah ah ah …

Niente fregnacce per questo disco: un inno alla sincerità e alla passione. La musica soul (quella vera mica scherzi!), meriterebbe di essere riscoperta …

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recensito da Poisonheart
 

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