There will be a light – Ben Harper & The Blind Boys of Alabama

There will be a Light - Ben HarperMetteteci un bel pò di sound gospel anni ’70, aggiungeteci qualche ondata di battiti tribali tradotti da bongoos, combinate qualche impennata di chitarra elettrica e qualche sussurro di lap steel guitar e avrete inciso nella mente THERE WILL BE A LIGHT: album ideato in studio ed esposto al pubblico da Ben Harper in collaborazione con i BLIND BOYS OF ALABAMA.
Con già qualche album alle spalle e già una fama alquanto nota sulla scena musicale nazionale e oltre, Ben Harper, accompagnato dal consueto quintetto di musicisti noti come INNOCENTI CRIMINALS, affronta con quest’ album, una notevole collaborazione che lo porta alla scoperta delle radici della musica nera e non solo; in ogni singolo pezzo si assaporano gli intrecci tra sound gospel e fede religiosa. Tra timidi spunti di un blues quasi primitivo, alla leggerezza nonché incisiva lap che scava nel profondo e ci proietta quasi in un periodo lontano, al quale non sappiamo però dare un epoca.

Con un attacco forsennato di batteria e un introduzione di hammond, ha inizio quest’ opera alquanto bizzarra per il presente in cui è stata composta o quantomeno fuori moda dagli standard mainstream.
La collaborazione tra Ben e i mostri sacri del mondo gospel di tutti i tempi, non tarda affatto ad arrivare, visto già il duetto iniziale in TAKE MY HAND nel quale viene accentuato il rapporto di vicinanza tra l’ anima umana e Dio. Poesia narrata in musica e duettata, che naviga in uno stile puramente gospel, intrecciato da suoni scanditi da incessante bongo, ad impennate colorite di WAH-WAH concludendosi con un caldo e solitario assolo di voce di uno dei Blind Boys. In successione, WICKED MAN, movimenta l’ atmosfera regalandoci una chitarra più incisiva rispetto al primo pezzo.

Il viaggio attraverso l’ album, frena di velocità con WHERE I COULD GO, dove un pianoforte fa la regia principale accompagnandosi ad una leggera chitarra che non si risparmia affatto ad un favoloso assolo di metà canzone. Interrotto il duetto con il brano precedente, viene finalmente ripreso con CHURCH HOUSE STEPS, ove  il gospel ci offre come pietanza principale il ruggito della chitarra elettrica e ci proietta verso un ripetitivo motivetto finale.
Lo stile a cui eravamo abituati, cambia repentinamente e ci inietta nell’ anima un assolo magico di lap steel. Con 11th COMANDMENT non servono le parole; il brano non è altro che un assolo di Ben alla steel guitar; sembra quasi riesca a far parlare lo strumento; da inoltre una continuità con il brano successivo, WELL WELL WELL, cover di Bob Dylan e duettato in stile puramente blues con i Blind Boys. In questo brano si può captare tutta l’ anima blues e il sound del delta del Mississippi che entra nell’ anima di chi ascolta, si insidia dentro e abbandona l’orecchio con un incisivo e graffiante assolo di lap.

Brani successivi come PICTURES OF JESUS, MOTHER’S PRAY e la title track, mettono sempre in risalto l’ anima gospel del disco, con qualche assolo di canoro dei Boys ed una struttura puramente vocale in assenza di strumenti come accade in MOTHER’S PRAY appunto. Il tutto si conclude con le note di CHURCH ON TIME che ci regala una chitarra che sfiora il country e un incessante, ripetitivo, quasi ossessionante motivetto.

L’opera ha un che di unico nella carriera di un artista come Ben Harper. L’anima gospel la possiamo tranquillamente trovare in altri album precedenti, ma sicuramente meno marcati rispetto a questo. Il tutto condito con un duetto di eccellenza, rende sicuramente l’ album un qualcosa di unico nella sua carriera, non comparabile ad altre composizioni da lui ideate in quasi 20 anni di carriera.

recensito da Ramirez
M_TaffaRamirez

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