The Low Cost (ep) – La Parola Persa

La Parola PersaDi generi “strani” o per così dire non-convenzionali se ne sentono eccome, ma pochi francamente oltrepassano il secondo o il terzo ascolto. Essendo colma l’infatuazione per gli stili commerciali che passano per radio e tv, perdere la bussola e dissacrare il valore di certi esperimenti sonori può diventare pericolosamente un abitudine.
Bizzarro questo The Low Cost, perlomeno dalla cover-art, ma libero da qualsiasi inibizione o preconcetto musicale, La Parola Persa oltrepassa il confine di sperimentazione, coniando un linguaggio nuovo e non solamente in senso figurato. Nello specifico si tratta di un gruppo musico-treatrale minimalista, che astutamente propone ciò che i più non oserebbero mai: cabaret, divertimento ed un jazz-fusion violentato dal funk e da calde melodie caraibiche. L’arte qui è tangibile e dedita alla sorpresa del pubblico: ad accompagnare la band c’è un attore, che durante gli shows si diletta in mimi ed improvvisazioni gustose, simpatiche e sopprattutto funzionali. Un teatro dell’assurdo che vuole condividere con lo spettatore l’energia della non-parola.

Se musicalmente ci troviamo difronte a musicisti di spessore, che oltre al solito chitarra-basso-batteria, s’ intrufolano senza per forza diventata ska, i fiati di tromba e trombone; dal punto di vista delle liriche la fantasia si spreca. Un linguaggio che non serve strettamente per comunicare, ma bensì per accompagnare la mimica del corpo durante le performance, uno slang tribale, che risente delle afose influenze sudamericane. Il risultato è pazzescamente delicato (specialmente per i gusti di Gus!), di classe oserei dire, goliardico che vive sul velluto di un arte mai meramente commerciale; e chi vorrà capirà!

Brezze di mare aleggiano in Sango Iloro, tamburi afrocubani, fiati sinuosi, chitarra e basso che si lanciano in essenziali assoli di madre jazz: ascoltate con gli occhi e con le orecchie! La puntualità musicale è quasi metodica a discapito delle prime distratte impressioni, e nonostante l’ep abbia l’ambizione di essere un documento in presa diretta, non appare mai avventato; la giocosità dei suoni non è mai in discussione! Segue un filone simile pure Cuento de la Tripita, calcando un pò più la mano con le sperimentazioni e il rovescio degli stili. La Parola Persa sa spaziare con coraggio in voli pindarico-sonori che toccano con Turpia un funk-rap urbano ma sensuale; mentre La Ruru Nene viene proposta in due versioni: la prima canonicamente jazz, la seconda remixata in versione dance-dub ma senza perdere colpi.

Finale live con la onomatopeica e maccheronica Calcinculo a 90, sprezzante e divertentissima nel quale le trombe simulano suoni “parlati” che fanno sorridere per non dire sbellicare. L’intento principe è quello: divertire, divertire, divertire! In fondo la musica dovrebbe essere gioia …
Avvertenze: ascoltare questo ep senza aver visto le performance live de La Parola Persa, equivale a vedere un film in 3d (dato che va tanto di moda!) senza gli appositi occhiali … e non dico altro!
Da segnare nel taccuino di Gus …

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recensito da Gus
 

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