Tabula Rasa – Efrem Scacco

Quando si parla di gavetta, spesso è difficile spiegare (e far comprendere) come in termini di pazienza, resistenza ed ostinazione, cosa consistano i sacrifici del musicista: Efrem Scacco suona da quando è adolescente e lo continua a fare con passione sfrenata per la musica, cercando -come in questo esordio- di far collimare gli estremi.
Efrem Scacco Tabula RasaTabula Rasa è un lavoro strumentale, arrangiato e pensato per toccare, come una pallina di un flipper anni cinquanta, tutte le stagioni della musica che hanno significato qualcosa per Scacco, trovando -in quello che è un percorso in salita ed ispido di difficoltà- dei validi compagni come Paolo Jus e Marco D’Orlando. Nell’estate 2016 nasce il Trio Eslem, con la missione di spaziare per tutto lo spartito musicale con infinite jam-sessions che potessero far avvicinare generi molto diversi tra loro, solcando trame jazz ed affogandole in richiami progressive, senza disdegnare velocità ed acide distorsioni metallare. Le grandi abilità tecniche non precludono una certa emotività nelle nove tracce che compongono Tabula Rasa, come se Efrem Scacco ed i suoi compagni volessero tirare un rigo indelebile su quanto musicato finora, ponendosi l’ambizioso compito riscrivere daccapo la “nuova musica” nelle loro vite. Stregati dall’istinto, spontanei e leggeri, i tre musicisti creano così vortici sonori (o forse dovrei dire “sonici”) che risentono non solo delle influenze di ciascuno, ma anche di un diverso approccio ai generi e alle rigide armonie, decodificando e filtrando un personale modo di fare musica che superi agevolmente l’ostacolo dell’emulazione -saltando direttamente quello dell’interpretazione- per giungere a quello certamente più interessante della composizione.

Panegirici musicali che si dilatano nel tempo offrono tuttavia una dinamica sorprendente, riempiendo ogni spazio con un invettiva fresca e nuova; così l’intro di basso nell’iniziale Shy fa presagire ad un jazz lento e soffuso, che ben presto mette in campo una chitarra sinuosa e delle percussioni che fremono di passione. L’evoluzione dei brani prende pieghe inaspettate -come se fossero alla mercé delle strategie oblique di Brian Eno-, così a metà di quello che doveva essere un atto jazz, cadono come petali variopinti influenze sixties con lancinanti assoli acidi e dalle velocità pazzesche, mentre la sezione ritmica macina ed impreziosisce il suono con soluzioni sempre puntuali ed azzeccate. Echi canterburiani si fanno subito strada nella successiva Freme, senza tuttavia appesantire l’udito con soluzioni sopra le righe -virtuosi sì, ma non spacconi-: i musicisti sono abili a non perdersi nelle trame infinite da loro stessi create, la banda di Efrem Scacco agisce con intelligenza e perentorietà.
Molto interessante -e con una folle dose di coraggio- è Too Much Thinking, un brano che si veste con l’abito jazz, per poi denudarsi progressivamente verso una vera e propria variegata jam che possa contenere sia lisergiche vibrazioni di sei corde, che frementi trame di un basso pernicioso e petulante. L’anima metallara dei primissimi passi musicali di Scacco non si fa attendere, così eccola fuoriuscire senza troppi complimenti in Refusi e Rifiuti; mentre in Paraneue si può piacevolmente ascoltare una primigenia melodia che ritorna, sotto diverse sfumature e velocità, ciclicamente entro i 7 minuti di una suite fine e pragmatica allo stesso tempo.
Modulazione ed abuso degli effetti sembrano sporcare senza pudore la versatile L’Ostile Libero (lamenti), eppure nella sua evoluzione la mano “sperimentale” suona convincente, nonostante un certo grado di follia post-rock assolutamente inedito finora in Tabula Rasa. La mano da compositore si sente già in Efrem Scacco, che in Notterno sa emozionare con un introspettivo minimalismo di chitarra che perdura in costante orbita ellittica attorno all’eleganza, e tale impressione si mantiene anche nella successiva Laconico, realizzando una accoppiata tematica molto lineare, prima di chiudere con intimità con Deltempo, delicato canto del cigno.

Se un album completamente strumentale può sembrare agli antipodi rispetto al concetto comunemente conosciuto di musica indipendente, Tabula Rasa è un lavoro autoprodotto, suonato e sudato con la stessa passione ed urgenza di molte band DIY. Efrem Scacco in questo esordio fa valere una professionalità ed una conoscenza musicale eccellente, buon gusto negli arrangiamenti, ed una mano non troppo pesante nella produzione, realizzando così un disco di musica contemplativa, che non può che rimettere in pace con in sensi.

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Efrem Scacco bandcamp

 

recensito da Poisonheart

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