Supernova – CAPVTO

Il cambiamento (o rinnovamento) sembra essere endemico in Valeria Caputo (alias CAPVTO), che nel giro di pochi anni sposta l’asticella da un folk-pop frizzante con movenze soul ad un corposo progetto elettro-beat con contaminazione etniche che non t’aspetti. Supernova è un passaggio coraggioso, forse precursore rispetto ai tempi, non semplice da cogliere in certe sfaccettature, ma per questo degno di attirare la curiosità per chi ama il dettaglio.

Io sono una protostella: Valeria Caputo ha sempre bazzicato ed amoreggiato con la musica elettronica (diplomata al conservatorio di Bologna), e se questo non è subito apparso chiaro in Migratory Birds (2012), lo è decisamente in questa uscita ove cambia pelle e nome, passando definitivamente a CAPVTO. È un passaggio fondamentale, poiché Supernova, rappresenta la metafora del cambiamento, o meglio dell’annullamento per raggiungere stadi di evoluzione successivi, grazie ad una sapiente capacità di coniugare echi digitali, movenze beat con una carismatica voce. L’apporto di alcuni elementi improbabili, dagli strumenti giocattolo alle corde del violoncello, arricchiscono un panorama armonico che prende alcuni elementi tipici del post-punk non ancora wave per modellarli a proprio piacere.

Supernova - CAPVTOIo sono una stella: Il battito d’ali simulato nell’intro di Blooming (scritto con Chris Yan), o l’eco highlanders in The River sono estremi evocativi che denotano sensibilità ed una conoscenza musicale capace di coniugare elementi apparentemente inconciliabili, realizzando un bouquet sonoro di invidiabile eleganza. Non solo, la beat più arrogante rapisce i nostri sensi in esplorazioni intestine nella natura umana, come accade in Blindfolded, ove la richiesta di amore appare oscura e deviata, complice una minimale sezione ritmica, che martella le meningi in una mossa elettronica decisamente fredda e distaccata. Etnie musicali si fanno strada qua e la, senza appesantire od omologare i brani, sono briciole dorate, ventate di profumo dalla corta persistenza: Flower Girl schiaccia i loop in sottofondo stoppandoli e facendo riecheggiare il cantato e movimentando il brano con carrillon sonori in cui acuti mimano un pianto, mentre nel finale cori sixities risuonano stonati come se fossero una vaga parodia di loro stessi.
Acide dinamiche jazz trovano la penombra adatta in The Ocean of the Sky, interrompendosi improvvisamente per rigenerarsi e continuare la nenia strumentale tanto evocativa quanto velvetiana. La title-track è una corposa suite di suoni che si evolvono in diversi livelli sonori, acuti di campanelli, corde dai toni bassi percosse con insistenza, e addirittura distorsioni di chitarra color ruggine; eppure un certo omaggio al passato permane in CAPVTO, che sembra salutare la vecchia Valeria in Living in a Cloud contrapponendo ritmi nuovamente folk ed eterei per un commiato senza nostalgia. Looser, invece veste panni più pop, macchiati dell’immancabile base beat molto sbarazzina e laconicamente provocatoria.

Io sono una supernova: Forse al primo ascolto Supernova non convincerà tutti, complice un elettro-pop a tratti lezioso che non appartiene ancora al pedigree italico; mentre al secondo il rapimento sarà garantito! L’ottima produzione e gli arrangiamenti sopraffini regalano ossigeno e fantasia al talento, complesso ma cristallino, Valeria Caputo; l’azzardo elettro-folk potrebbe essere una bella sfida per il futuro, nonostante in questa primigenia tendenza l’abbia intravista a tratti in un deciso tuffo oltre le stelle, e verso una concezione musicale originale che nasce dall’anima.

 

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recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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