Songs to Fall and Forget – Date at Midnight

Echi dark-wave e sonorità diluite verso l’oblio attecchiscono con maggiore enfasi in Songs to Fall and Forget, secondo lavoro dei romani Date at Midnight uscito in estate per Manic Depression Records. Se il richiamo alle atmosfere cupe e tenebrose di Echo and the Bunnymen o Bauhaus è piuttosto marcato e largamente omaggiato, è altrettanto vero che, a differenza di tante altre band contemporanee (e mainstream!) che emulano cercando di essere anche attuali, nei Date at Midnight risiede l’ostinazione di non voler suonare nuovi e freschi, anzi!
Gli arrangiamenti sono ragionati e complessi, alternando l’oscurità delle trame di basso con sbarazzine e ruvide distorsioni di chitarra, che gioca senza abusare dell’effettistica a pedale, e -cosa ancora più sorprendente (e piacevole)- limita a zero eventuali ed oppiacee incursioni elettroniche. Il sound sporco, malinconico ed ovattato ne beneficia, coibentando liriche ermetiche e futuristiche, che mirano ad enfatizzare il malessere di questi giorni, un po’ come se fossero gli stessi strani giorni del 1982. Una sorta di raffinatezza barocca tocca le armonie più aperte, concedendo a Songs to Fall and Forget una sottile variabilità ed un piacevole ascolto, abile ad alternare nichilismo e ansimante speranza verso la fioca luce in fondo al tunnel.
Songs to Fall and Forget - Date at MidnightCold Modern World potrebbe benissimo appartenere a dei Diaframma inglesi, grazie ad un basso emancipato e galoppante che accompagna il brano in una disamina delle chiusure di una società s’arrende placidamente alle sue stesse battaglie. Le emozioni si ammalano di una lenta monotonia e di un isolamento auto-imposto, che trova nella ritmica apatica di Beautiful Lies (Let I Die) la giustificazione per continuare a proliferare. I momenti del disco variano con una progressione meccanica e costante: i nervosismi epilettici di Dust o di Black Ashes (magnifico lo slide modulato di chitarra) sembrano contemplare un’apocalisse metropolitana, placata improvvisamente dalle pennate acustiche cristalline di Running ‘round, piccola primavera di luce che non t’aspetti. Permane tuttavia una certa armonia anche durante l’evolversi dei singoli brani, vedasi il meraviglioso into di Waves, che scivola via in un tunnel acrilico di sensualità e decadenza, riportato a galla per un attimo dalle distorsioni di un intramezzo gutturale ed ombroso, prima di abbandonarsi definitivamente nell’agonia personale.
Nella seconda parte del disco i Date at Midnight lavorano sulla distanza e sulla dilatazione temporale dei brani; ecco spiegata la metodica della nervosa e controversa To Fall and Forget, capace di ospitare un recitato sudato accanto a momenti più contemplativi ed unicamente strumentali, portati alle estreme conseguenze nella viscida e sensuale The Virgin Light. Il basso petulante che apre Tonight s’intrufola come un animale selvatico in un bosco ostile e buio, ma ne esce incolume e convincente; mentre la parte conclusiva del brano porta l’ascoltatore in una valle di lacrime e di nichilismo puro. Last Call è teatrale e vaporosa, retta inizialmente solo da un cantato soffiato, per poi lasciare spazio alla combo basso-chitarra distorta ed alle loro intersezioni, divenute oramai piacevolmente familiari all’intero del disco. Tuttavia un alito di speranza i Date ad Midnight la concedono con Follow ed un riff intrigante di chitarra diluita in litri di phase e flanger, enfatizzando la liquidità di un brano lento ed emozionante nel tono sincero con cui si pone all’ascoltatore.

La “caduta” dei Date at Midnight porta in seno una sincerità disarmante verso le relazioni interpersonali e la soffocata metafisica che talvolta nasce tra le persone; Songs to Fall and Forget è un disco dark-wave fino al midollo, che avrebbe voluto tanto nascere trent’anni fa tra le mimiche teatrali di Peter Murphy e la depressione industriale di Ian Curtis.

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Date at Midnight bandcamp
Manic Depression Records
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recensito da Poisonheart

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