Rogo – Surfin’ Monkeys

Quattro ragazzi dal bell’aspetto, almeno dalle foto promozionali; eppure con la loro musica hanno affogato l’intera Arezzo a suon di volume ed energia. I Surfin’ Monkeys sono una realtà ben più strutturata di quel che può sembrare ad un primo distratto ascolto, e in Rogo (Soffici Dischi / Warning Records) lo dimostrano senza sconti, tra ballate pop dolci-amare ben sostenute e ruggiti tipicamente rock, il tutto corredato da arrangiamenti davvero sontuosi e ricercati.

Il fiammifero e la benzina: Forse siamo dinanzi ad un nome nuovo nel panorama indipendente italiano, i Surfin’ Monkeys sono allo stesso tempo accessibili ai circuiti musicali meno elitari mantenendo una personalità unica e ben piantata nel terreno. Nati nel 2011 inizialmente come trio batteria-chitarra-voce (rispettivamente Simone Greco, Paco Sennati e Andrea Gregori) resistono alle tentazioni di una musica emulativa e facile da asbiossssscoltare, preferendo trovare la propria dimensione a suon di concerti; poi finalmente nel marzo 2015 con l’aggiunta del basso di Emiliano Casadei , la band trova la quadratura armonica capace di miscelare tutto il ruvido dell’indipendent con una vocalità sincera mascheratamente radiofonica. Le trame di chitarra assorbono un’energia cristallina che si sprigiona puntualmente in chorus esplosivi, eppure non è il solito giochino piano-veloce-piano, poiché la sezione ritmica sa colorare nei momenti giusti armonie elaborate, senza essere pompose o cervellotiche. Quindi, se musicalmente ho dinanzi una band tecnicamente ben dotata, è nei testi e nel messaggio che i Surfin’ Monkeys vogliono comunicare che assisto personalmente ad un piccolo miracolo compositivo. Rogo è quello che resta del passato, sono gli avanzi consumati, bruciacchiati, talvolta ancora fumanti di emozioni, ricordi, cuori spezzati, mani sporche ed indolenzite e lividi che ancora fanno male. E nonostante questo non sia un esercizio esclusivo, è la capacità empatica di cantarlo e talvolta urlarlo che suscita simpatia e tacito consenso; il rogo è anche un modo per scappare via dagli spazi sempre più stretti della provincia e da un modo di pensare costantemente troppo chiuso per le esigenze che via via nascono dentro di noi. Il rischio di fare proprie le parole e le emozioni dei Surfin’ Monkeys è molto elevato, eppure non ci sono inni generazionali o la volontà di accorpare tutti quanti in un’unica ampolla emotiva, il quartetto parla per sé, poiché Rogo è un album di formazione e di crescita, in primis proprio per la band … e chi ascolta non può che accordarsi alla processione.

Surfin' Monkeys - RogoLa bottiglia e lo straccio bagnato: I nove spunti di questo potente esordio, aprono in maniera leggermente fuorviante, poiché se Buio Totale in qualche modo riassume le tematiche di Rogo, musicalmente il brano è ingabbiato in uno schema pseudo-punk che forse semplifica troppo le abilità dei Surfin’ Monkeys. Il richiamo alla torre di controllo del Maggiore Tom rischia di spostare troppo l’attenzione verso un omaggio sincero, ma troppo incline alle mille parafrasi di chi ascolta (e forse poco capisce!), ignorando invece la carica nichilista che il brano porta in dote. In Annego, il commiato si fa profondo, complice l’arpeggio candido di chitarra affogato in un basso caldo ed avvolgente, il tutto poi implode nel classico chorus liberatorio ove qualche grammo di rabbia e di frustrazione rimane appiccicato tra le mani anche nei versi successivi.
Sei porta alle estreme conseguenze quanto sentito poco prima, emulando la stessa carica distruttiva e disperata dei primi depressi Verdena, mantenendo tuttavia intatta un’energia frizzante pronta agli scatti repentini e ai cambi di tempo; mentre in Ti Ricordi di Me gli arrangiamenti si fanno più eleganti e nostalgici, a tratti pure isterici e pronti al coro generale nel ritornello che promette urla a squarciagola per uno dei momenti migliori del disco.
L’anacronistico passo post-punk della title-track lascia di sasso, e mentre la voce viene sommersa dall’eco del basso e dei fraseggi di sei corde, il senso d’oblio aumenta a livello esponenziale senza lasciare alcuna scappatoia nel chorus liberatorio; la ballata acustica di Anni potrebbe vendicarsi di Vasco Brondi per incisività e freddezza nell’esternare tutto quello deve essere buttato fuori: «Cosa resterà di questi anni del cazzo, dato che oramai qua non c’è più spazio». La voglia di ricominciare si intravede già, poiché quando l’incendio è bello fumante e l’odore acre dei ricordi piano svanisce allora si insinua una rinnovata vitalità verso il futuro. Bende e Vento guardano in là con uno sguardo diverso, la tensione rallenta appena, lanciando sprazzi di serenità tenuta ben a freno dalla crudeltà di una realtà magra, poiché è bene ricordarsi che dopo il rogo rimane prima il nulla, e poi (eventualmente) bozzetti di sogni nuovi.

Il rigolo di fumo che sale: Chiudo questa recensione con Orgoglio, una ninnananna del giorno dopo, che conferma la discreta maturità dei Surfin’ Monkeys in long-playing, evidenziando una sorprendente omogeneità d’insieme sia nelle armonie, nei volumi e soprattutto nelle intenzioni. Il quartetto vince la sfida delle intenzioni, confezionando un album sincero, vissuto e pazzescamente autentico, evitando abilmente le immagini di facile aggregazione (drammatiche trappole per chi osa ancora cantare delle generazioni incazzate!). I Surfin’ Monkeys parlano di sè stessi e lo fanno in modo aperto e schietto come se noi fossimo loro intimi amici, come se li conoscessimo da sempre … e questo in musica è forse il miglior modo di aggregazione possibile. Bravi, per davvero!

 

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recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

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Una risposta a “Rogo – Surfin’ Monkeys”

  1. Grazie infinite da tutti i Surfin’ Monkeys per la bellissima recensione 🙂

    Andrea

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