Portrait of a Change – The Dust

The Dust - Portrait of a ChangeE’ difficile riuscire a contagiare con le proprie passioni chi ci sta intorno. E di questo Roberto Grillo potrebbe dire proprio la sua. Come un innamorato mai veramente contraccambiato. La love-rock-story The Dust, nasce tra i banchi di scuola ma fatica a sbocciare, e come capita a tantissimi teenagers, la cotta passa e la mente va ad altro. Non per il caparbio Roberto Grillo che dopo un certo numero di delusioni, decide di “arrangiarsi”,  trovando però in Andrea Gottardi una valida spalla. Questi due personaggi sono i principali fautori di una creatura dall’animo pop consistente , ove è la passione dirigere i lavori nel cantiere delle idee. Portrait of a Change è un lavoro confezionato con la carta buona e pure con il fiocco; oltre che ottimamente autoprodotto. Condizione necessaria per un pop articolato, vivente ed animato, nel quale trovano ugual posto leggeri riff di chitarra, scorribande synth ed una voce sempre squillante e positiva.

Now and again si presenta come il miglior mix del lp, dal piglio decisamente sixties, con rintocchi di basso graziosi ed indispensabili allo stesso tempo: il tutto steso su di un tessuto sonoro nel quale la base acustica della sei corde si amalgama con la vivacità del piano, in un revival che ricorda le bluseggianti impressioni di You can’t always get what you want, per intenderci. Buone vibrazioni confermate anche nell’incipit, Sunny Today è un richiamo solare, spensierato ma sostanzioso verso Pet Sounds (fatte le dovute proporzioni ovviamente); tuttavia a livello di ricerca sonora siamo lungo il sentiero giusto, quello promettente! Il disco non si esaurisce ad un omologo spot alla nostalgica british invasion; le distorsioni rock si fanno apprezzare nell’ironica Kill the Dust, senza calcare la mano ed anzi, mescolando con la giusta pazienza piccole dosi di una wave digitalizzata, quasi gommosa dalle movenze di basso dai genitori funk.

Briciole di blues malato e psichedelico in 5 Vs 1, nel quale The Dust indossano i panni dei giocolieri e pericolosamente sperimentano, pasticciano, azzardano con soluzioni sonore a tratti glam a tratti rockabilly. L’apice si tocca con la jammata di Riff, nel quale il duo si abbandona all’improvvisazione, senza stavolta il prezioso aiuto dello stuolo di turnisti dalla tecnica sopraffina: test-glam convincente alla Another Bites the Dust, mica un caso !!! A rimarcare la versatilità all’interno dello stesso brano, ecco l’esempio di  Unborn Love che nasce e muore in abiti diversi, e nel trapasso sa dileguarsi in uno psicodramma stroboscopico degno della migliore scuola di Canterbury.

Portrait of a Change si congeda con la componente più importante del lavoro della band-duo: la passione. Open the Doors tocca le corde sentimentali giuste, ma senza retorica splende di un sole del tutto personale: premiata la semplicità di un velluto sulla pelle. Un bel ritratto quello de The Dust: l’esca giusta per far abboccare chi esige qualcosa di più da un sound pop dal timbro commerciale. Un disco che sa distinguersi!

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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