Pedine (ep) – Requie

Dalla Arezzo sempre musicalmente sensibile e motivata, ecco i Requie, quintetto dalle sonorità imprevedibili, che escono in questi giorni con l’extended play Pedine (per Soffici Dischi). Sei brani tirati, che ammiccano tanto ad un rock alternativo, quanto a dinamiche post-wave, con un discreto ascendente verso un sound diretto e ben assimilabile (non ho detto radiofonico!).
Un cambio di scenario piuttosto marcato rispetto al riflessivo L’altra faccia dell’amore (2015), ove arrangiamenti più lineari e dall’andatura pacata, emanavano un senso di oblio al limite del darkeggiante. In Pedine, invece il risveglio rock si fa irruento, nonostante un’enfasi lirica che vuole mettere un importante accento sulle dinamiche umane quotidiane, issando i Requie sia ad osservatori imparziali, sia a protagonisti sensibili e profondi. Una dualità che si rispecchia anche nel contrasto tra le due voci, che splendono su di un tessuto ritmico sostenuto e talvolta isterico, ma sempre perentorio e vivace. Chitarre lascive e penetrati decorano melodie che a volte strizzano l’occhio ad un pop-rock evoluto nella forma, ma decisamente crudo e dirompente nella sostanza. Distorsioni cupe e grumose alzano la testa in strofe sempre provocanti e polemiche verso un modo di vivere ottuso e soffocante: nei chorus un’energia liberatoria si irradia senza pudore, cercando spunti propositivi per superare le difficoltà della vita presente.

Requie - PedineBestia apre come una preghiera a due voci, mentre chitarre taglienti giocano su riff acuti e stridenti, esplodendo con rinnovata vitalità in un chorus che smorza le punte taglienti delle strofe. Il tono sincero non cerca la facile retorica, ma pone buoni spunti di riflessione, anche se qualche briciola di dolore personale non avrebbe di certo stonato su di un brano di questo tipo. Ti vorrei parlare ruota attorno ad una ritmica ribelle e quasi punkeggiante, versata su di un ritornello ballabile e da cantare a squarciagola; il maggiore impulso a “raccontarsi” segnala un deciso avvicinamento empatico con l’ascoltatore. Fruscii hard-rock risuonano con sorpresa in Ogni attimo, ove la dinamica delle due voci viene sfruttata con grande forza espressiva, delineando una strada da battere anche in futuro: un botta e risposta canoro tanto viscido, quanto convincente. Le influenze hard proseguono anche nella successiva Maschere, stavolta enfatizzando un’anima segreta -e più metallara- dei Requie, che assorbono questa parziale metamorfosi con naturalezza e perspicacia. Ne L’Oceano i ritmi calano con il giusto tatto, arpeggi puliti si fanno strada oltre la nebbia mattutina, regalando una piccola poesia a cuore aperto. La traccia conclusiva non risparmia cartucce e si fa persino rabbiosa in alcune parti: Dentro me (vedi videoclip) è una pozione adrenalinica cugina di un post-punk redivivo, senza perdere il vizietto metallaro nella struttura melodica.

Tirando le somme, Pedine è un passaggio obbligato nel futuro dei Requie, che prendono coscienza dei loro mezzi e delle loro potenzialità, sperimentando nuovi approcci che potrebbero condurre anche ad un secondo full-length dalle sorprendenti inclinazioni. Liriche puntuali, arrangiamenti dinamici, cambi di tempo perentori e diretti: gli ingredienti ci sono tutti per fare bene!

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recensito da Poisonheart

 

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