Hai Paura del Buio ? – Afterhours

Con il fatale fallimento della Vox-Pop il 25 febbraio del 1997, nonostante l’ottimo Germi (1995), sembrava che per gli Afterhours non ci fosse più nulla da fare: la loro carriera musicale era davvero vicina alla fine. Proprio in quel 1997 della rivoluzione perpetrata dai CSI e dal singolo Forma e Sostanza, che spalancò le porte alla nuova e giovane musica rock italiana. Fu la Mescal di Ligabue a scommettere sulla pubblicazione di un doppio album, scritto a ridosso della chiusura della Vox-Pop, da Manuel Agnelli in quella forma di canzone-poesia-di-vita che rimarrà uno dei caratteri peculiari degli Afterhours. Hai Paura del Buio? ha salvato la carriera degli Afterhours, e ha alimentato il circuito italiano di una musica generazionale e sempre attuale, nel quale le perle di vita vissuta sono meno retoriche e rimate che in passato, mantenendo inalterata la capacità di immedesimazione generale.

In Germi, l’asprezza sonora risolveva quel minimalismo di fondo delle liriche, rendendo la band milanese unica nel suo genere e capace di raccontare, con quell’innata ironia, l’amore ed il dolore, senza ricorrere ai soliti cliché della musica pop italiana. In Hai Paura del Buio? invece il compromesso è dietro l’angolo, preferendo (probabilmente per esigenze di stile, la Mescal non è la Vox-Pop!) una suite di ballate acide e sagaci a cospetto di liriche ammiccanti e ben cucite addosso all’apparato sonoro della band (la chitarra di Xabier Iriondo su tutti). Eppure un lancinante urlo anti-borghese squarcia il disco, che tra ironia e freddezza rivolta il marcio conformismo anni ’90 (brutta copia di quello del decennio scorso) e riscrive con nuova linfa le movenze ed i pensieri dei giovani italiani, trovando proseliti e facendo scuola negli anni a venire. Tutto poteva succedere in quel 1997, ed in effetti tutto successe, così una nuova generazione musicale prendeva in mano la situazione, raccogliendo il testimone da Giovanni Lindo Ferretti e attaccando gli anni zerozero con un nuovo linguaggio ed un nuovo stile: «Cambia rotta, cambia stile, scopri l’anno bisestile» come recita la caustica 1.9.9.6.
Hai Paura del Buio ? - AfterhoursIn due minuti e spiccioli Male di Miele riassume perfettamente lo stile degli Afterhours, tra cut-up isterici, chorus orecchiabili (quantomeno roco il mezzo-urlato: «Com’è strano il sapore che non riesco a sentire / Male di miele») e piccole immagini raccontate in una manciata di parole. Musicalmente eccoci dinnanzi ad un rock vagamente sporco, ma dalle dinamiche piuttosto chiare ed armoniche, come nella metafisica Rapace, senza grossi colpi di volume o capovolgimenti di tempo. Feroci ed ammiccanti in alcune parentesi, vedasi Elymania e «L’errore più geniale» che ritrae alla perfezione una tensione post-grunge scolorita ai bordi; pacati e riflessivi in altre, come nella maestosa Pelle, nella quale gli archi inondano di un’alienante nostalgia, fino all’ennesimo ritornello azzeccato di Agnelli, sempre strozzato e sofferto in gola: «Forse sei un congegno che si spegne da sé».
Reminiscenze di Germi in Dea, tanto breve quanto abrasiva nel suo roteare tra distorsioni ed feedback («Per nessuna vita mi spengo neppure per la mia»); poi spazio ai classici tra cui i pensieri superficiali di Voglio una pelle splendida ed la selvaggia e disinibita Lasciami leccare l’adrenalina. Nello studio delle liriche, si evince più che una critica splendente al conformismo, un racconto sottovoce di condizioni ed umori, enfatizzati da una scrittura zoppa e priva di legame logico con il verso precedente; Manuel Agnelli semina così delle impressioni, vaghe e nascoste, ma pronte ad essere svelate ed interpretate a modo proprio dall’ascoltatore più sensibile. Fanno eccezione Sui giovani d’oggi ci scatarro su, colto da un ritmo tribale biascica e proclama la retorica dell’alternativo (non ancora hipster!) solo per definizione; mentre i ritmi lunghi e sghembi di Musicista Contabile suggeriscono la critica verso l’artista umorale, senza talento e con le spalle (economicamente) coperte.

Abrasivo in alcune parti, virulento in altre, con quel carico di no-sense e vaga nostalgia, Hai Paura del Buio? è la rappresentazione di massimo splendore degli Afterhours e di Manuel Agnelli, ancora incastonato nel rock grezzo e meno nel cantautorato generazionale, che negli anni successivi troverà forse maggior successo commerciale (vedi la consacrazione di Non è per sempre, 1999) ma vedrà scolorirsi la critica giovanile che li aveva contraddistinti in questo disco ed in Germi. Il mancato passaggio alle generazioni successive (come conferma Agnelli nel documentario Questa non è un’esercitazione) porterà ad un vuoto musicale di almeno diec’anni, colmato (in piccolissima parte!) dai giovani e disimpegnati hipsters-pariolini degli anni due-punto-zero …

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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