Nel Caos di Stanze Stupefacenti – Levante

Sarebbero da aprire infinite discussioni su questo nuovo disco di Levante, poiché (come sembra prassi in questo “rivoluzionario 2017”) Nel Caos di Stanze Stupefacenti segna il passo decisivo verso il successo commerciale, presenziando con intelligenza per le radio e le televisioni (pure la sua partecipazione a X-Factor come giudice, sventagliata con orgoglio ai quattro venti). Una carriera borderline nell’approccio indipendente, perché se il tormentone era stato sfiorato con Alfonso nell’estate 2014, con il delicato Abbi Cura di Te (2015) Levante aveva trovato una propria dimensione verso un cantautorato profondo ed empatico; dimensione che mantiene anche Nel Caos di Stanze Stupefacenti, concedendosi però qualche sconfinamento nell’oltraggioso elettro-pop da classifica.

Ad ogni modo il tema centrale di un lavoro che rimane molto intimo è il caos, un caos interiore, un caos che si può descrivere solo con sensazioni ed immagini sfocate, una condizione innata e naturale (un po’ come “L’Animale” battiatiano), un qualcosa che vive dentro l’anima e che talvolta non può essere controllato. Levante sembra conviverci con destrezza in questo caos, mitigato dalla scrittura di un libro (Se non ti vedo non esisti) uscito quasi in concomitanza con il disco, e probabilmente frutto del medesimo flusso di coscienza. Addentrandoci con piede educato nel suo caos, troviamo intatto il tono confidenziale con cui si rivolge all’ascoltatore: un intro di piano tentenna come una lullaby strozzata ai primi versi del Caos, breve preludio che sa da sincera dichiarazione d’intenti. Le tendenze recenti di altre (e purtroppo poco conosciute, come Angel Olsen) cantautrici mondiali si affacciano timidamente in 1996 La stagione del rumore, una ballata ben ritmata, in bilico tra un soul dinamico e soluzioni pop elettrificate dall’alto tasso di coinvolgimento e di ricordi nostalgici: un chorus leggero e sciolto fanno il resto, la bevanda ghiacciata è ben presto servita! Un modus-operandi mantenuto con una certa fierezza anche Io ti maledico, una struggente richiesta di attenzioni che non trova corrispondenza dall’altra parte amorosa: piccole e minuscole pillole di quel caos, snocciolate con energia e delicatezza come schizzi di una tela di Pollock.
Sembra essere questa la maniera con cui Levante vuole descrivere l’onnipresente caos, sciogliendolo ovviamente in metafore di vita vissuta, ma concedendosi anche ad osservazioni esterne e considerazioni spontanee, quasi sempre allergiche a qualunque retorica. Il pezzone da classifica, palesemente strutturato per essere una hit, è Non me ne frega niente, che alla lunga perde quel velo di sincerità in favore di emozioni più vendibili e usufruibili dall’ascoltatore medio: lo sforzo ha pagato bene, pure lo streaming!
La parte centrale del disco mostra lo spessore di un lavoro che merita il successo fin qui ottenuto, Io ero io è un pezzo Levante al 100%, crudo e sincero come è piena zeppa la sua discografia, mentre con Gesù Cristo sono io si raggiunge l’apice compositivo, per un brano frizzante ma denso di rabbia e frustrazione: la passione di certe relazioni turbolente (e violente, poiché è -non troppo velatamente- di abusi che stiamo parlando) è vissuta un po’ come la passione cristiana, in un parallelo mai così efficace, volto a riabilitare la figura femminile e la sua audace forza interiore. Diamante e Santa Rosalia naufragano nella seta, tra ricordi passati ed sensazioni più livide e recenti, ballate in cui la voce di Levante suona sempre squillante ed entusiasta.

Altro pezzone da classifica (puntualmente confermata dal successo del singolo) è Pezzo di me, che sfrutta il duetto con Max Gazzè (o viceversa?!) per riabilitare la vecchia guardia cantautorale, quella che probabilmente raccoglierà molto meno di quella che oggi ha ispirato: un pop leggero e ballabile che troverà un posticino sotto l’ombrellone, tra i soliti echi latini dell’estate!
Il caos si porta verso la sua parte finale, con l’efficace Le mie mille me, uno dei brani più piacevoli del disco; mentre i due brani di coda evidenziano un’emotività che si era tiepidamente raffreddata: Sentivo le ali “costringe” a più ascolti per scoprire tutte le sfumature di cui è finemente composto, infine Di tua Bontà raggiunge un pathos sinistro e disperato, come a confessare che dal caos non ci si può salvare, né tantomeno tornare vincitori: Levante ci convive, e così molti di altri come lei.

Avendo eluso qualsiasi critica verso il suo presenziare a X-Factor, è indubbio che la carriera di Levante con Nel Caos di Stanze Stupefacenti abbia preso una piega nuova e probabilmente definitiva: il mainstream ha spalancato finalmente le porte (e come accade per The Giornalisti) del successo, e con questo anche le deluse rimostranze di quella fetta di fans che l’hanno vista crescere e seguire assiduamente i suoi piccoli ed empatici concerti; nulla sarà più come prima! Ma dopotutto, forse il caos è anche questo …

recensito da Poisonheart

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