Monster – R.E.M.

Monster è sicuramente il capitolo più particolare della carriera dei R.E.M.  Siamo nel 1994, oramai assuefatti dalle sonorità grunge di Seattle, i R.E.M dopo i successi planetari di Out of Time (1991) e soprattutto di Automatic for the People (1992), si mettono in gioco scommettendo su questo “nuovo” sound sporco. Ne esce un capolavoro, anche se non completamente capito e apprezzato dai fans. Il gruppo mette le mani in avanti già nel titolo, Monster appunto, prevedendo la reazione “mostruosa” dei fans all’ascolto del disco.

La chitarra di Peter Buck è posseduta non dal demonio ma dal gain, con potentissime scariche di distorsione e di fuzz: gli amplificatori fumano letteralmente. Questa è senz’altro la novità più sconvolgente di quest’album, se pensiamo alle ballate di successo come Everybody Hurts; tuttavia la base melodica e “stipeana” rimane intatta. La voce di Michael Stipe si fa a tratti pesante e roca a tratti lisergica e impertinente; il risultato è sempre di altissimo livello. La produzione, affidata ancora una volta a Scott Litt: è perfetta anche in queste situazioni “estreme”. Questo è percettibile in molte canzoni, ma in maniera eccellente in Bang and Blame, in cui il basso di Mike Mills è portante in tutta la melodia, Buck arricchisce con un gain mai troppo fastidioso (addirittura in sottofondo si può apprezzare la chitarra acustica !!!) e Berry fa valere la propria batteria. Da tutto questo frastuono la voce di Stipe ne risulta limpida e mai sovrastata dagli strumenti.

L’album è espressamente dedicato (nel booklet di può leggere un platonico “For River“) a River Phoenix; la giovane star americana di film come My Own Private Idaho (“Belli e Dannati“, in Italia) scomparso giovanissimo per un overdose. Perciò in questa chiave si possono leggere Star 69 o King of Comedy. La prima con un intro paragonabile a quello di Teen Spirit dei Nirvana, veloce e delirante; la seconda molto più riflessiva e acida, in cui si critica (nella consueta maniera molto sottile e mistificata) un sistema fatto per «Make your money with a pretty face».

monster - REML’album vendette oltre 10 milioni di copie e questo non deve sorprendere, il livello qualitativo è sempre altissimo (è questa l’età dell’oro per i R.E.M.) e il successo lo si deve anche a What’s the Frequency, Kenneth?. Orecchiabile alla R.E.M. e allo stesso tempo cattiva e distorta come non mai. A conferma dell’abbraccio musicale tra il gruppo e l’ underground (o grunge) è l’uso di una Fender Jag-Stang (una delle preferite da Cobain) nel video musicale. Un ulteriore prova la si ha con Crush with Eyeliner in cui partecipa alla chitarra e come seconda voce Thurston Moore dei Sonic Youth. Il testo s’ispira al look e al modo di porsi delle New York Dolls, i R.E.M. costruiscono un esperimento underground-noise perfettamente compatibile con il loro stile; non ci si stanca mai di ascoltarla!
Delicata I Don’t Sleep, I Dream, in cui il passaggio è più morbido, la voce di Stipe è calda e il “rumore” attorno è contenuto e ottimamente mixato (si possono apprezzare alcuni effetti di contorno alla melodia, elettrici e non, come ad esempio il piano). Strange Curriencies è una delle più profonde canzoni, «These words, “You will be mine”» ricorda i fasti di Everybody Hurts, o meglio una rilettura del famoso singolo in ottica più rock.

Durante la registrazione di Monster, aprile-maggio 1994, i R.E.M. vengono colpiti, come tutti, dalla notizia della morte di Kurt Cobain (non è mistero la simpatia reciproca tra i due artisti). Stipe decide di dedicargli Let me in, un muro assordante di “rumore” controllato, in cui la dolce melodia dapprima prigioniera pian piano esce dallo scoperto: i riferimenti si sprecano da «All those stars drip down like  butter» a «Mister Fisher moved to a less peculiar ground» (Cobain è per l’appunto del segno dei Pesci). Struggente e commuovente il tributo, cantato con intensità e cuore.

Monster è un album ricco di novità, ben calibrate e ragionate. Apprezzabile per le numerose citazioni e per la volontà del gruppo di svincolarsi dai canoni del successo. È da premiare sicuramente il coraggio e ben venga se poi il risultato è di altissimo livello. Consigliabile sia a chi ama i R.E.M e sia a chi ama solo il “rumore” grunge.


recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass


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