Il Diluvio – Il Diluvio

Il Diluvio esordisce in questi giorni con un omonimo lavoro intriso di calda nostalgia, qualche briciolo di solitudine e di quelle parole non dette: la band di stanza a Brescia si misura musicalmente in un indie-rock d’ispirazione anglosassone, portando attraverso liriche acide ed intrise di riferimenti, il proprio vissuto in una forma canzone fresca e molto dinamica.
Il Diluvio coverIl Diluvio si formano nel 2015 attraverso lunghe jam-session tra Alessandro Serioli (voce e tastiere), Simone Bettinzoli e Omar Khrisat (chitarra) e Piero Bassini (percussioni), trovando ispirazione nelle placide ballate da english-summer-rain, con giochi cromatici e rimbalzi di chitarra molto compatti, lungo un tessuto ritmico che, -nonostante l’assenza di un basso di professione- risulta poderoso e sempre ben presente. L’esordio coincide con la volontà di comunicare un messaggio preciso, facendo intravedere buone doti di songwriting, in quello che potrei definire un mini-concept sulle meccaniche umane e le relazioni tra i singoli. Ciascuno dei quattro brani si tuffa nelle diverse sfaccettature della quotidianità, fatta di trappole esistenziali, routine ammazza-entusiasmo, ed incomprensioni veniali, portando così il singolo individuo ad isolarsi con il mondo esterno, comunicando sempre per striminziti messaggi in bottiglia, destinati ad altri naufraghi digitali dispersi nell’etere.
Il cantato in inglese garantisce una certa linearità con gli arrangiamenti di una musica, che a tratti sceglie soluzioni meno convenzionali e confinanti con un acerbo ma promettente post-rock; tuttavia non credo che il risultato sia diverso scegliendo l’italiano (che negli ultimi tempi sta dando anche buone soddisfazioni!). Brani piuttosto complessi e dilatati nel minutaggio (la media è sui “poco radiofonici” 5 minuti!), fanno intuire come Il Diluvio non sia un progetto ruffiano e pronto a salire sul carrozzone dell’indie italico, anzi la profondità delle liriche e delle sensazioni che scatenano danno la conferma di un lavoro ben curato, duraturo e molto personale.

Apollo 1 apre le danze, anticipato dal prologo spaziale di Get to the Moon, utilizzando la tragedia del Apollo/Saturn 204 (ove l’intero equipaggio morì durante l’esplosione della navicella) come metafora di vita per spiegare l’impotenza dell’uomo verso certi eventi ed esperienze. Virate di chitarra decise ed una sezione ritmica incendiaria rendono il brano denso di una tensione claustrofobica, come a rievocare gli ultimi istanti di vita dei malcapitati astronauti, arrivando anche a citare alcune frasi («We got fire in the cockpit») pronunciate per davvero in quei terribili momenti. Dai limiti della natura umana verso l’esterno (e l’infinito, nel caso dello spazio), ai limiti profondi ed interiori, trattati con la scioltezza di fugaci polaroid di vita, nella malinconica Rain. Dal sapore eighties (e quel «uhmmm» a capo di ogni strofa!), i ricordi scivolano tra rimpianti e paure, mentre la melodia ha approcci più caldi e pacati, pur mantenendo un gradevole dinamismo.
Facebroke è lo j’accuse al mondo dei social-network, o meglio all’uso improprio che generalmente l’individuo ne fa. Una solitudine enfatizzata corre lungo l’epidermide di un brano arrabbiato (vedasi il finale acido ed incline al post-rock), ma anche fondamentalmente deluso da questi tempi così freddi nei contatti umani. «Followed by your followers’ life, Blindly trusting every unbelievable lie» sembra un monito piuttosto perentorio, ma consapevolmente Il Diluvio sa bene che è un appello destinato a cadere nel vuoto. Il disco si chiude con una ninnananna amara, mossa da richiami sixties e da tastiere aggrovigliate e languide, la Lullaby de Il Diluvio parla di un addio con vista sul mare e sulla spiaggia: «But the ocean knows what your eyes are really looking for / Looking for nothing», senza possibilità di ritorno.

Questo omonimo disco de Il Diluvio è una prova coraggiosa per le tematiche cantate, specie perché si tratta di un esordio. Se musicalmente si può osare qualcosa in più in futuro -confermato peraltro da alcune ottime soluzioni melodiche-, è altrettanto vero che la base solida per un rock d’avanguardia ed impegnato è una importante garanzia già nel presente. Il Diluvio è pronto a manifestarsi, scenderà la tanto attesa pioggia.

Il Diluvio facebook

recensito da Poisonheart

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