Hurz – Hurz

Hurz è un progetto onirico a cura di Nicola Rossi, Nicola Oriace e Sergio Oriente; fatto da sonorità che galleggiano nell’etere, da tetre atmosfere che come l’implosione di una bolla di sapone rilasciano umori rarefatti, languidi, portatori di una magnifica “tristessa“. Ma Hurz può anche voler dire “ferite” (la pronuncia con hurts è la stessa) e se ci mettiamo anche una simbologia che tratta senza pudore filosofia, occultismo e scienze naturali, allora siamo dinanzi ad un progetto davvero molto ambizioso con tante piccole verità da svelare di volta in volta (per chi ne è capace!).

Death is the only thing we haven’t succeeded in completely vulgarizing: Partiamo da un assunto ben preciso che riguarda il rifiuto categorico del presente, se questo pare altamente illogico sia per spiegare il passato che il futuro, in realtà come dimostrano le dinamiche di questo self-titled (Le Mat Records), il tutto è possibile attraverso teorie ed ipotesi che minano proprio a destabilizzare quanto di più lineare conosciamo. La musica non è solo veicolo per comunicare un determinato messaggio, ma diventa essa stessa materia organica vivente, capace di mutare posizione, stato fisico, allineando dapprima le conoscenza comuni, per poi successivamente demolirle attraverso un caos ragionato ed una ricerca del dettaglio assolutamente invidiabile. Talvolta non c’è nemmeno bisogno di liriche o immagini metaforiche da servire al banchetto della verità; perché in questo disco le verità vengono costruite man mano che il disco si svela all’ascoltatore. Da Crowley ad Orwell, gli Hurz spargono la teoria magica del primo con la distopia totalitaria del secondo, attraverso anche una simbologia grafica piuttosto ardita, richiamante a tratti i grandi caratteri del futurismo italiano. Il minimalismo musicale vive su tonalità basse e grevi, nel quale suoni artificiali e freddi, trovano echi lunghi che calano sopra le nostre teste come una nebbia balcanica, senza che ci sia lezzo di banalità o di frettolosa messa in scena. Archi e corde volteggiano leggiadre lungo una nenia ottusa e cobalto, che può mettere i brividi ed allo stesso tempo ammaliare come il canto di una sirena; il gioco di suoni è preciso e strutturato, pronto a mettere sempre l’accento proprio quando la tensione tocca il suo climax estasiato.

Hurz self titledThe road of excess leads to the palace of wisdom: Diviso tra Tragoedia e Symbolum, il disco cavalca l’onda epica per allontanarsi il più possibile dall’oggi, traendo ispirazione dal passato per elaborare teorie future: il presente quindi viene rifiutato a prescindere! Così i passi gotici de Il Nodo richiamano filosofie lontane, dall’enigma della Sfinge fino ai temi classici per antonomasia (il nodo di cui si parla potrebbe benissimo essere quello di Gordio), gli Hurz non chiariscono mai le loro fonti, eppure ispirano e solleticano la curiosità più sibillina, attraverso una melassa musicale che si prolunga oltre il decimo minuto attraverso fraseggi di percussioni elettriche, alchimie esotiche e corde pizzicate con ossessione e viscida voluttà. San Giorgio e il drago rievoca la leggenda para-cristiana, concentrandosi maggiormente sulla figura del drago dedicando spazio al suo martirio e alla sua successiva dipartita, festeggiata ed osannata dagli abitanti di Selem. Tuttavia la pomposa lirica in stile gregoriano, potrebbe essere letta in una duplice versione, da un lato l’esaltazione del lato cristiano che combatto il male con una spada di luce (veritas?), dall’altro il martirio solitario del drago come conseguenza dell’ostracismo e della prepotenza dell’uomo (e quindi del potere). Passi come “la tua forma ed il riflesso. di questo grande inganno che si cela nel tuo gesto” meriterebbero una disamina a parte!
Illuminazioni dalla metropoli è un brevissimo inno alla solitudine ed agli spazi, un carillon sonoro viscido si scontra con beat minimali che amplificano il senso d’infinito che il brano genera; ora siamo pronti ad entrare nella seconda parte del disco: Symbolum. In questa sezione le atmosfere si fanno più aperte, ma non meno misteriose, così L’Amoureux – L’heure de la chuette suona criptico e magico allo stesso tempo (“a Golden Throne on the left side“) rievocando mondi lontanissimi, forse solo immaginati, ma che condensano una suggestione che ce li fa sembrare comuni. In La Scelta (oltre ad una citazione tratta da un volume quasi introvabile, Owl di Desmond Morris) è il turbinio delle emozioni a legarsi indissolubilmente ad lampi sonori orientaleggianti, rilasciando sensazioni opposte che trovano poi sfogo nella tensione patinata di Todestrieb – Vargtimmen, che scomoda Freud e la sua teoria della Morte, attraverso un lento sabba sussurrato ed estremamente evocativo. Se questo appare troppo per le nostre semplici menti, 1+1=3 approccia alla teoria del caos che rimarcare questo distacco tragico dal presente, portando le sonorità ad una quiete pace sinistra, tra proclami e sermoni con uno spiccato vanto religioso.

φύσις οὐδενὸς ἔστιν ἁπάντων θνητῶν, οὐδέ τις οὐλομένου θανάτοιο τελευτή: Questo progetto avvolto nell’esoterismo e nella filosofia non si presenta certo facile, sia nell’ascolto spiccio che nelle tematiche trattate, andare davvero a fondo sembra un esercizio estremamente interessante, anche se non ordinario. Gli Hurz però regalano impressioni ed evasioni, che arrivano abbastanza limpide all’ascoltatore, che può sentirsi probabilmente a disagio in alcuni passaggi ricchi di pathos, ma non ne può ignorare la sua “deviata” bellezza …

Hurz facebook
Le Mat Records

recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

 

 

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.