Human Taxonomy – Winter Severity Index

Il genere umano ridotto ad mera classificazione di genere, professione, redditto; sedotto e corrotto da un ordine precostituito che giorno dopo giorno assorbe le nostre vite come un lento veleno che attecchisce l’indole libera: questo sembra essere il lief-motiv di Human Taxonomy, nuovo ep del folgorante progetto Winter Severity Index.

Metadati e lotta di classe: Dietro a Winter Severity Index si nasconde un’idea musicale che trova le proprie radici dal post-punk delle origini, di suoni ovattati e dilatati nel tempo, di atmosfere gotiche e grottesche, ma che ha saputo nel corso degli anni assumere forme ed espressioni molto diverse. Onnipresente al progetto c’è Simona Ferrucci sin dal 2009, quando le (adesso possiamo dirlo) Winter Severity Index erano un quartetto femminile dalle forte connotazioni dark-wave, passando per un evoluzione più elettronica quando da quattro si dimezzano a duo (con Valentina Fanigliulo) ed approdando a sonorità più languide dal 2012 con a fianco i synth di Alessandra Romeo. Nonostante i cambiamenti di line-up, l’indole delle Winter Severity Index è sempre stata fedele ad una concezione musicale controcorrente, sia nelle sonorità che nei contenuti, e ha trovato sempre il plauso del pubblico (non solo quello di genere).

Winter Severity Index Human TaxonomyIndicizzazione ed alienazione: Human Taxonomy è un ep intriso di un’inquietudine di fondo, di una prigionia che non ha motivo di esistere; ecco perché la rivendicazione della propria autonomia sociale e di pensiero diviene una necessità naturale, che non assume mai forme forzate o scolastiche. Come se bastassero solo qualche delay o qualche riverbero per creare muri sonori impenetrabili, Winter Severity Index opta per un effetto elastico delle sonorità che in alcuni momenti si fanno vicinissime, per poi eclissarsi nell’indefinito (Paraphilia). Echi di tastiere e synth corrono rapidi e languidi su di una tela sonora a tratti minimale, che viene riempita di volta in volta di emozioni liberate dall’asma della contemporaneità. Il senso del ritmo e fraseggi fitti tra chitarra e synth si compenetrano l’una dell’altra (Athlete), ottenendo un ensemble alieno che chiarisce in musica quello che i versi ermetici decantano con remissione e rassegnazione. Poiché se è vero che la schedulazione della vita ordinaria sembra essere un male incurabile, è altrettanto spietato quel meccanismo che porta l’individuo a lottare per il diritto alla diversità, conducendolo senza via d’uscita a richiudersi in ghetti autoreferenziali che lo isolano ancora di più dalla propria libertà d’espressione. In questo domino di maschere e pose, sonorità cupe ed gutturali (A Quiet Life) sembrano il flebile respiro che esce dall’ultimo grammo d’anima che declama la sua libertà. Una batteria elettrica colpisce con beat impersonali, scatenando un apparente distacco emozionale, ma che in realtà serve per spezzare il tedio ragionato delle chitarre modulate e delle tastiere, ottenendo una stasi musicale dilatata oltre l’orizzonte (Waiting Room) e concedendo talvolta pause melodiche di grande impatto emotivo. I dettami dark-wave sono rispettati ma senza l’ossequio religioso, piuttosto è una vaga influenza che aleggia nelle trame sonore sostenute delle Winter Severity Index (Backstroke), senza che queste possano sembrare prevedibili. Le soluzioni ritmiche non si curano di risultare “piacenti”, piuttosto mirano ad enfatizzare una certa attitudine, così la ripetitività diviene un jolly importante che permette di sottolineare la precarietà della condizione umana (Drums of Affliction) divenuta oramai meccanica e sequenziale. Tuttavia non mancano virate più sperimentali e spregiudicate (5 am) che evidenziano una ricerca sottile e precisa atta a superare l’ostacolo gothic-wave che sembra davvero stare stretto al progetto Winter Severity Index.

Archiviazione e rassegnazione: Human Taxonomy (su Manic Depression Records) racchiude l’inquietudine di un millennio difficile da decifrare, collocando e confermando le Winter Severity Index e Simona Ferrucci come interpreti lucide e spassionate. Tenendo così in alto il vessillo di un genere che nel nostro paese ha tanti sparuti e sotterranei seguaci, ma che in Europa trova intere tribù pronte al tripudio, ed il successo ottenuto Wave-Gotik-Treffen di Lipsia ne è una inequivocabile dimostrazione.

 

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recensito da Bambolaclara
BambolaClara heartofglass

 

 

 

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