God Save the Rabbit – Psycodelic Trip

Psycodelic Trip - God Save the RabbitL’esperienza decennale e la sagacia dei Psycodelic Trip da Rovigo si evince in tutta l’energia contenuta su God Save the Rabbit (produzione annata 2014) capace di cavalcare senza pudore un rock alternativo potente spruzzato di velature funky e qualche reminiscenza seventies.
Un’amalgama che sembrerebbe difficile da bilanciare, tuttavia Gianni Veronese, Federico Andreoli ed Emanel Panin (rispettivamente basso, chitarra e batteria) prendono tutto quello che negli anni hanno raccolto e lo buttano dentro con ragionevolezza in un ep che non disdegna anche qualche ospite alla voce o alla sei corde. Il terreno è ben preparato, poiché il trio comunica subito all’ascoltatore un certo polso negli arrangiamenti e nei cambi di tempo, collocando la musica dei Psycodelic Trip in una regione difficile da essere etichettata. Vaneggiamenti stoner o giri più o meno hard-rock compaiono qua e là nei cinque brani che compongono questo lavoro, ad ogni modo prevale soprattutto uno spazio dedicato all’improvvisazione ed a un basso petulante, con motivetti funky alla sei corde che ne colorano i contorni più ispidi.
White March tra echi sabbathiani (lo stile chitarristico alla Iommi si può apprezzare nel breve assolo finale) e grovigli hard si posiziona tra quei brani che non possono far rimanere indifferenti gli amanti del rock, ed in due minuti e spiccioli (formato punk!) si realizza una prova adrenalinica e votata naturalmente all’headbanging. Contaminare il rock potente con il funky non è certo cosa nuova (qualche vaga reminiscenza RATM c’è),  ma in Strange Idea si realizza un felino groove grazie a suoni acidi e penetranti, che conducono ad uno stoner di prima scuola, postulato che rimane sempre saldo nella mente dei Psycodelic Trip.
L’intro di basso con cui si apre Memory of Eros ripropone un urlante funk variopinto, e grazie ad un cantato più impastato, si approda ad un brano più sensuale; tuttavia è con Medusa che il trio centra il bersaglio, imprimendo al brano movenze più complesse, (Federica Baccaglini si presta come seconda voce) ruotando attorno al vortice della psichedelia ma mantenendo il baricentro ben ancorato al rock d’assalto. Nel finale i volumi implodono ed abbandonano ogni inibizione, cogliendo appieno un climax tanto sospirato. Brain chiude le danze tuonando quello stoner pressante che è nel dna dei Psycodelic Trip, ruvidi, vagamente pomposi, convincenti verso un piglio dinamico che non vuole fare il versaccio al grande e vecchio hard-rock.

Bravi a far collimare l’algida psichedelia con l’energia rotante del rock, ai Psycodelic Trip dopo God Save the Rabbit si può solo chiedere uno sforzo in long-playing, poichè le idee da sviluppare sono ancora tante e la caparbietà dimostrata negli arrangiamenti è merce rara di questi tempi … la strada è quella giusta!

 

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Psycodelic Trip sito ufficiale

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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