Tracce di esoterismo e di misticismo sono probabilmente sempre state importanti per il duo Kill Your Boyfriend (aka Matteo Scarpa + Antonio Angeli), che tra giochetti d’eco e delay hanno impostato sonorità lugubri e sinistre, ma altresì anche ricche di pathos. Ghosts è un ep di freschissima uscita, che forse non può essere davvero -tematicamente- compreso se non si ascolta prima il suo predecessore, il teatrale The King is dead (2015). Nuotiamo sempre nella wave darkeggiante ed elettronica, tanto impulsiva quanto rumorosa e sensazionalista, in bilico tra il lecito e l’illecito, i Kill Your Boyfriend non vogliono compromessi sonori, optando per massimizzare ogni onda ed ogni frequenza a loro bisogno.
Nello splendore rarefatto e violento della produzione, le melodie racchiudono la paura e la desolazione, iniettando rapide endorfine ad un ascoltatore che non potrà mai rimanere indifferente dinanzi a questa band. Ex Wora Wora Washington, Matteo Scarpa imprime sonorità e vocalità eclettiche e nostalgicamente anni ’80 ad un tessuto prettamente rock e molto testo di cui Antonio Angeli cavalca con impeto la ritmica.
Se in The King is dead le atmosfere nere infettavano un lavoro nervoso e denso di tensione, nel quale la perdita assumeva i nomi maschili di ciascun brano (come una sorta di lista della spesa della Signora Morte); in Ghosts tale elettricità trova uno sfogo ancora più profondo e spettrale, un lento oblio tra sensazioni ed impressioni che toccano le corde dell’evanescenza e della sospensione. Si nota una certa differenza anche a livello compositivo tra i due lavori: grumi di suoni post-industriali crescono lungo le quattro tracce di Ghosts, stratificando la vena 80’s che trova brevi ma definitivi sprazzi di luce.
In quanto fantasmi, i brani si identificano solo con un numero, enfatizzando quell’atto di “inumanizzazione“, già piuttosto evidente a livello melodico; così l’apertura tenebrosa di Man 1 non lascia spazio al proliferare di emozioni, congelando ogni frequenza in loop inquieti e ripetitivi. Tracce di post-punk sponda Manchester influenzano parzialmente le meccaniche di Man 9, il brano forse più accessibile (se non altro per un cantato barocco e cerimonioso) per chi non frequenta suoni criptici e gotici; mentre assume pose elettrowave la nenia digitale di Man 4, la cui ritmica beat costruisce un tessuto di base lungo la quale le dilatazioni sonore covano ricordi e segrete disperazioni. Apice di tensione funerea è Man 5, perfetto connubio tra una ritmica pressante e cupa ed una modulazione frigida e tagliante; ancora una volta il cantato diventa enfatico ed accattivante nella creazione di un’atmosfera lugubre, ma esteticamente godibile.
Di non facile ascolto, Ghosts non è il classico lavoro strutturato ma compiacente, piuttosto segue la logica di un percorso che i Kill Your Boyfriend hanno voluto compiere, sperimentando e manipolando suoni ed emozioni rendendoli tutt’uno, ottenendo così una vacuità sonica ricchissima di sfumature e significati. Se il messaggio da far arrivare era quello di liberare ricordi ed emozioni tramite il paranormale, beh allora i Kill Your Boyfriend ci sono dannatamente riusciti!
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