Fontanelle – Babes in Toyland

Il movimento cosiddetto delle “Riot Grrrl” (qui per saperne di più) venne battezzato nell’agosto del 1991, grazie ad un festival organizzato dalla K Records di Calvin Johnson (leader spirituale dei Beat Happening, leggi recensione). All’International Pop Underground Convention tuttavia non c’erano le Babes in Toyland, band composta da 3 ragazze competamente fuori di testa.
Nate musicalmente a Minneapolis nel 1987, le Babes in Toyland hanno in Kat Bjelland, chitarra e voce, in Lori Barbero le due menti principali, capaci di sprigionare una rabbia punk che farebbe invidia a tutti i gruppi maschili in voga nel ’77. Dopo un primo eccellente esordio (Spanking Machine, 1990) che fece innamorare persino il mitico dj John Peel, e un discreto EP nell’anno seguente, si potevano considerare tra le band di punta del movimento femminile dei primi anni novanta. E allora perché diavolo non presenziarono al festival di Calvin Johnson?!
Risposta molto semplice: erano già in tour in Europa con i Sonic Youth. Ne è una dimostrazione l’esibizione che si può vedere in 1991: The Year Punk Broke di Dave Markey.

Fontanelle (1992) è il secondo disco del trio, che vede la fresca novità dell’avvicendamento al basso tra Micelle Leon e Maureen Herman. Non è tutto. Le Babes firmano Reprise Records e registrano ai Pachyderm Studio che solo qualche mese dopo vedrà Steve Albini all’opera con i Nirvana.
L’inizio è folgorante, Bruise Violet apre le danze con un acida aggressività, graffiante, al limite della peggiore rabbia punk e hardocore. Sono gli anni dell’America vestita con camicie di flanella a quadri, ed il suond ne risente, senza essere accondiscendente verso il grunge, si ritaglia il proprio spazio tra le urla dislessiche della Bjelland che modella la voce spuntando versi intrisi di femminismo. La canzone è un attacco rivolto non ad un uomo, ma bensì ad una donna, almeno a quanto sembra dal verso: «You fucking bitch well I hope your insides rot». Senza peli sulla lingua si scaglia con un ira cieca verso questo bersaglio “bugiardo”. In molti hanno visto riferimenti a Courtney Love, fresca sposa di Cobain proprio nel 1992, ed ex bassista proprio con le Babes in Toyland. Tuttavia la stessa Bjelland ha smentito categoricamente.

Fontanelle - Babes in ToylandSulla stessa scia la ruffiana Bluebell, che propone uno scontro frontale tra un anima sovversiva e un pizzico di zucchero alla Bangles. Un cliché tipico in più di qualche album del movimento riot grrrl (le Hole ad esempio portarono questo sound alle estreme conseguenze con Celebrity Skin) ma che nelle Babes in Toyland non trova terreno fertile. In Handsome & Gretel, le ragazze scimmiottano la celebre favola, versando riferimenti sessuali come liquido seminale, «I vacuumed out my head / Jumping from bed to bed my name is Gretel». Arrapanti e folli!
Nell’aria aleggia una vaga influenza dei Sonic Youth. Lee Ranaldo infatti produce l’album, senza dimenticare che la figura di Kim Gordon è icona per il movimento intero. Lei stessa qualche anno dopo avrà un opinione contrastante verso la singolare investitura: «Se sei una donna e suoni in una band, Riot Grrrl è diventato il metro sul quale sei misurata!». Ad ogni modo riecheggiano le atmosfere rarefatte tipiche della gioventù sonica, e si ritrovano in Blood e specialmente in Magik Flute, ove è Lori Barbero che si cimenta alla voce.
Tutte le canzoni risentono della velocità tipica dell’hardcore, il minutaggio di ognuna, raramente supera i 3 minuti. Un tempo necessario per sprigionare tutta l’energia ruvida che la band vomita in testi diretti come cazzotti in faccia.  Le donne non scherzano, ci vanno giù pesante.
Quiet Room concede una pausa ai timpani sconquassati dalle urla isteriche della Bjelland, proponendo un pezzo arpeggiato con la chitarra elettrica e basso che si fondono in un panorama onirico molto ispirato. Niente di impossibile tecnicamente, ma molto emozionante e sincero.
Da citare il post-vomito Jungle Train, decadente nella suo parlato impastato intriso di una collera sussurrata appena, e Mother che ricalca lo schema preferito della Babes in Toyland, mescolando rabbia e seduzione sonora.

Fontanelle quindi, rappresenta l’apice per la band, meritandosi la partecipazione alla carovana intinerante del Lollapalooza, nel 1993. Poi, ahimè, complice l’esaurimento della moda grunge e il movimento riot grrrl perde il terreno fertile su cui piantare delle radici solide, e pian piano si eclissa. Ad ogni modo questo disco rimane una delle tante testimonianze di come tre folli ragazze da Minneapolis possano far più casino di una band di barbuti metallari!!!

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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