Even the Stones Fall – LoboLoto

LoboLoto Even the Stone FallAvevamo già apprezzato Alice Lobo (alias LoboLoto) in Lux Tua (leggi recensione), un minimale ep che fungeva da introduzione al più corposo ed elaborato Even the Stones Fall, in uscita qualche settimana fa. I buoni riscontri dell’extended-play hanno sicuramente incoraggiato un cammino, che dalle origini folk di Alice Lobo, si sono perpetrati verso l’elettronica di nero vestita, intrisa di echi, ricolma di rimandi sonici in 11 brani dall’accento crepuscolare e talvolta pure misterioso.
Una voce pulita e quasi malinconica fa da contraltare a sonorità secche, brucianti, viranti verso un languore elegante e mai compiaciuto; in LoboLoto risiede la scrittura penetrante di chi vuole comunicare un messaggio intenso e che rimanga sotto il palato dopo il primo ascolto. Melodie rarefatte cadono come neve soffice in un letto ritmico glaciale e dal bell’aspetto, che sfrutta il dinamismo della modulazione per giocare sulle percezioni sensoriali, che nella dimensione live assumono sfumature davvero godibili. Attualmente in tour in piccoli club (toccando pure Vienna e Berlino), LoboLoto è coadiuvata dal contributo essenziale di Matteo Mangherini alla sei corde e da Edoardo Cavallari alle percussioni, rendendo così le trame sonore ancora più intime e corrosive allo stesso tempo.

Risplendono ancora freschi i brani già apprezzati in Lux Tua (On my Way su tutti), eppure nei pezzi inediti si può assaporare una vitalità ed un’evoluzione davvero sorprendente. Please me è certamente il contributo che salta maggiormente all’orecchio (anche grazie ad un videoclip davvero interessante), costipato da una tensione sinusoidale che si irradia mediante la vocalità luminosa di Alice Lobo, mentre lo stridere delle chitarre diventa ipnotico, toccando influenze velatamente industrial.
Ad aprire le danze di
Even the Stones Fall, ecco le algide lacrime art-rock di Farewell, la cui lentezza è rivelatrice di una sensibilità complice, mentre nella criptica F#M si possono apprezzare litanie pressurizzate alla Chelsea Wolfe, con modulazioni vocali ed ritmiche elettro-tribali mistiche ed aggrovigliate in un emotività vagamente dark, ma non così scontata.
Can you save me? apre con la cadenza nostalgica di un piano, mentre il crepuscolo melodico tocca languidi apici di piacere, i ritmi sono ancora una volta rallentati e meditativi, senza tuttavia risultare stucchevoli o troppo leziosi nella forma. La cupezza di Tacheles, sposta gli equilibri del disco, verso un vellutato e darkeggiante epilogo, trovando negli effetti in background quel movimento isterico e quasi ballabile che trova il suo opposto nella soffice Heaven, ballata acida mossa appena da synth alla Brian Eno (in soggiorno berlinese) e da una tonalità vocale davvero suadente.
Se-Me chiude definitivamente Even the Stones Fall, con un inaspettato cantato in italiano, forse che stride un poco con il filo conduttore delle tracce precedenti (Anna di Battisti che irrompe cupa a metà disco, mi aveva dato un certo dissapore!), tuttavia la buona vena lirica di Alice Lobo e l’interpretazione integerrima, possono aprire strade interessanti per il futuro. Lo spleen ondeggiato ed elegante di questo disco, tocca le corde emotive giuste, senza trastullarsi nel languore, ma neanche rimanendo indifferenti alle sensazioni: un progetto interessante che trova solo decise conferme!

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recensito da Poisonheart

 

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