Don’t Worry About Me – Joey Ramone

Una vita in tour. Il riassunto è presto fatto. La voce dei Ramones non c’è più, e del resto nemmeno i Ramones come band, che salutano il pubblico con l’ultimo concerto il  6 agosto al The Palace di Los Angeles, per il Lollapalooza del 1996. Una carriera davvero lunghissima per l’ultima punk band genuina, ma con dei lati oscuri molto tristi: dopotutto, la consacrazione definitiva verrà solamente quando tre dei quattro componenti storici saranno passati a miglior vita. Joey Ramone, è il primo, e spira il 15 aprile del 2001 al Presbyterian Hospital di New York.
Già al lavoro come speaker radiofonico, decide qualche mese prima di registrare un album solista, combattendo stoicamente contro la malattia che lo condannerà.

Don't Worry About Me - Joey RamoneDon’t Worry About Me esce postumo nei primi mesi del 2002 e come spesso accade in queste occasioni raccoglie a sè alcuni illustri musicisti della scena punk, nonché amici e colleghi. Tuttavia non vi partecipa Johnny Ramone.
Il titolo è emblematico, anche se il disco non vuole essere un triste commiato su una vita faticosamente spesa per la musica e contraccambiata solo da sporadiche manifestazioni di affetto da parte del pubblico più fedele. Scordatevi pure i ritmi indiavolati dei concerti al C.B.G.B’s dei tempi d’oro, quando il punk era un affare esclusivamente newyorkese! Si tratta invece di un album sensibile, sincero, spensierato, come suggerisce la title-track finale pervasa da un rock semplice e diretto persino bubblegum, nel quale Joey parla di un amore spezzato ma senza troppe lacrime:

«Now I’m sittin’ here sad and blue / Thinkin’ ‘bout all that we been through / I gotta get away … Don’t worry about me !»

La fortuna del disco è direttamente proporzionale al successo commerciale di What a Wonderful World coverizzata in salsa rock, e onnipresente in pubblicità o in serie tv giovanili. L’inconfondibile canzone di Armstrong sembra rivitalizzata, e da una lenta serenata di pace si trasforma in un ruggente e scalmanato power-chord: robe da mettersi a saltare sopra il letto!!! Non è l’unica cover del disco, compare anche la granitica 1969 firmata Stooges, interpretata da Joey con voce gracchiante e nasale. Il marchio dei Ramones tuttavia è palese: Marky accompagna con la batteria in più di un occasione, come del resto è pressoché costante la presenza di Daniel Rey (produttore degli ultimi lavori dei Ramones) alla chitarra cui conferisce quell’inconfondibile sound potente e allo stesso tempo molto accessibile. Senza dimenticare Andy Shernoff al basso ex Dictators.

Non si percepisce alcuna tensione nel disco, Stop Thinking about it sembra un tipico riferimento alla condizione di malato di Joey, ma è solo una parvenza: la frizzante energia della canzone ricorda le migliori imprese dei Ramones marchiate anni settanta. Come del resto, l’irriverente Mr. Punchy propone come special guest Captain Sensible, istrionico chitarrista dei Damned, in qualità di backing vocals.
Il rock pungente di Spirit in my House, la freschezza di Searching for Something, oppure il pop ammaliante di Maria Bartiromo (una sorta di ironica celebrazione dell’economista di origini italiane) non fanno altro che confermare le buone pretese del disco, che cerca di tessere trame ordinate e semplici, come del resto era nello stile dei Ramones: dopotutto non si chiede a Joey Ramone nient’altro di quello che ha sempre fatto.

L’uscita postuma di Don’t Worry About Me suscitò discutibili critiche, specialmente perché si dava l’impressione di fare soldi facili sulla memoria di un grande artista scomparso. Ovviamente sono dietrologie che non ci interessano. Concentriamoci piuttosto su un disco vero, pieno di vita e di voglia di vivere, magistralmente interpretato da Joey Ramone che in questo modo ci lascia un ricordo indelebile, una figura fondamentale per il punk e per molti giovani che oggi indossano quelle magliette con scritto “Ramones” senza sapere cosa ci sia realmente sotto.
Non preoccupatevi per me, dice Joey Ramone, e ha ragione …
Lui ci ha insegnato molto e questo disco non rappresenta il triste ultimo capitolo di una vita punk vissuta a velocità supersonica … come quelle canzoni a tempo di un one … two … three … four …

 recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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