Disconnected – Roberto Tucci

Quando si dice “beh, mettiamo su una band!!!”, spesso l’idea pre o post-adolescenziale è più gustosa ed eccitante della pratica, e cenere alla cenere si finisce per avere divergenze basilari su stile ed approcci. Se molte band nascono e muoiono tra i banchi di scuola un motivo ci sarà … Per fortuna (?) esiste la tecnologia digitale e fare musica per conto proprio è diventato abbastanza accessibile. Ecco quindi che non stupisce per nulla la storia di Roberto Tucci, chitarrista che dopo alcuni tentativi-gavetta con band e cover-band, approda nella uni-dimensione del do-it-yourself (for self aggiungerebbe Gus!).

Disconnected - Roberto TucciE come un dittatore impone il proprio stile e le proprie idee, contenute nello strumentale Disconnected. Innanzitutto si parte da una base chitarristica piuttosto importante di NWOBHM, scuola Maiden e Priest perdipiù, scossi da giri armonici e riffs ciclici cadenzati ed un pelo da prodigiosi, fatto che i cultori del genere apprezzeranno certamente. Le potenzialità dei softwares vengono soppiantati dalla capacità manuale di Tucci, eludendo del tutto o quasi effetti o feedback, per un album che di lo-fi ha ben poco.
Eppure il disco si apre con uno spritz di elettronica minimale, sostenuta da una solida drum-machine e da un power-chord credibile. In the mirror è un buon compromesso di tecnica ed evoluzione verso altre forme slegate dal metal classico. Tuttavia solo dopo l’epilogo-troncato del brano si scopre che si tratta nient’altro di un incipit verso la successiva Two Times, un blindato d’assalto per chi non ha “paura del buio”. Temi cupi ed elettrolisi da “big-pig” sparato al punto massimo di drive, eppure nonostante ciò il brano si lascia ascoltare senza fastidi, anche per gli estranei al metallo pesante.
Orange Sky cela sotto le 6 corde un sound da pistole&rose, convincendo relativamente anche per il carattere poco dinamico del brano. Successivamente un quartetto da “old school” scuote gli animi e riporta nella carreggiata madre, colpendo per alcune soluzioni più coraggiose e personali vedasi ad esempio il crescendo di Fly Again, il pezzo migliore del lotto. Se All the way e Vertigo mantengono lo schema canzone correlato da un ipotetico verse-chorus-verse-bridge, la title-track rappresenta un epica cavalcata di 5 minuti come summa di tutto il lavoro di Tucci.

Da segnalare il bonus di Flight of the Bumblebee come decoro finale ed ulteriore manifestazione di velocità e precisione da sei corde … tuttavia, spesso latita il basso (anche se è una prerogativa del genere) e le “sperimentazioni” (specie quelle a pedale!) vanno e vengono con il contagocce, in uno schema che sostanzialmente si presenta, e vuole essere presentato, come classico. Buonissima invece la dinamica chitarra-batteria, mentre tecnica e stile di Tucci non si discutono … splendenti ed eccelsi, e chi mastica metallo ci riconoscerà sicuramente grande parsimonia e cura dei dettagli! 


Roberto Tucci myspace

recensito da Gus
 Gus heartofglass

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