D20 (ep) – Vincenzo Scalabrino

Vincenzo Scalabrino fa musica per passione, e questa è sempre una bella cosa. Non ci sono pressioni, non ci sono critici esigenti, non ci sono gusti da soddisfare o branche del mercato discografico da conquistare. È la passione che muove le cose, e Scalabrino (cuneese di nascita, classe 1980) ha anche esperienza da vendere. L’elettronica sembra essere la sua vocazione, ma un’elettronica ragionata, al limite dell’ambient o della wave meno istintiva; D20 è un suo progetto solista, un ep di tre tracce che fungono da assaggio della sua idea di musica, ma che sono anche un lieto svago dalle fatiche della giornata lavorativa.

D20 Vincenzo ScalabrinoSe il math-rock suonato con i Lamalora è una progressione intelligente di suoni, in D20 sono le sensazioni a farla da padrone. Il Roland D20 resiste agli anni ’80 (da qui l’ispirazione per il titolo dell’ep) e suona melodie sospese tra onirismo e vaneggiamenti alla Eno, facendo esultare gli amanti del lo-fi e del DIY per la qualità dell’auto-produzione. Tre pezzi strumentali nati dall’esigenza di dare vita a sonorità nuove, l’idea del progetto di Vincenzo Scalabrino nasce da un post-trasloco, quando le stanze vuote di mobili e piene di scatoloni lasciano lo spazio necessario per il saturare di nuove idee musicali. Pareti bianche da dipingere con suoni acuti e splendenti come gocce di rugiada, evanescenze che creano equilibri chimici tra i bassi del synth e l’eco degli effetti in sottofondo. C’è classe e sostanza in questo D20, dal lento crescendo quasi post-rock di Quindicesimo (specie nelle dinamiche ritmiche), al misticismo elaborato di Trentunesimo nel quale diversi approcci collidono in un brano oscuro ma che sa intravedere tra le sue trame la luce, infine il piacevole divenire di Diciassettesimo ove si ritorna (come se fosse un ciclo chiuso) alle istanze del brano d’apertura. Se ascoltate a più riprese una dopo l’altra, queste tracce mantengono una sorta di continuità che mira all’infinito, un loop di alchimie la cui linearità sorprende per precisione e coerenza d’intenti. Nonostante l’assenza di ritornelli o motivetti direttamente riconoscibili, Vincenzo Scalabrino è abile a creare una sorta di dipendenza verso l’ascoltatore, che ad ogni passaggio coglie nuove sfumature e diversi dettagli sfuggiti al precedente ascolto.

Ribadisco un ep ben prodotto, nato dalla passione e dal buon gusto, tanto per rammentarci che forse è così che dovrebbe essere la musica. Libera da schemi e libera da imposizioni.

Vincenzo Scalabrino facebook
Vincenzo Scalabrino soundcloud

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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