Charlotte Bridge – Charlotte Bridge

Charlotte BridgeAvevamo già apprezzato Charlotte Bridge (aka Stefania Salvato) circa un annetto fa, quando aveva esordito in coppia con Edwin Aldin nel soffuso e delicato Fear, Hopes  and Maps (leggi recensione). Nel dicembre 2016, sempre per la Bonus Noise, esce questa omonima prova indipendente di Charlotte Bridge, mantenendo inalterati alcuni ingredienti dream-pop che l’avevano precedentemente contraddistinta. Candidi arpeggi e percussioni digitali scivolano via in una dolce melancholia, mossa dalla fresca voce di Stefania, non disdegnando momenti più tesi ed evocativi, ove gli arrangiamenti (Edwin Aldin presenzia le registrazioni) ricoprono un ruolo importante dei vari incastri tra dilatazioni e pause di riflessione.
La componente pop non è poi così sacrificata, la forma canzone mantiene le sue peculiarità radiofoniche, specie in Now, Now singolo apripista dalle sfumature acquarello e da una soffice discesa verso mondi onirici e fantastici. Synth e beat-station ricoprono un ruolo importante, ma non preponderante nella produzione di questo disco, preferendo sciogliere gli apici digitali con la semplicità di arpeggi folk e rintocchi classici di pianoforte. Go with the Flow tra cuspidi ritmiche e discese melodiche si muove su di un piano emozionale con elementi raffinati e molto curati, ricorrendo anche ai cori soffusi creando un pathos godibile e quasi mai opprimente. Dalle sembianze più elettro-pop, Spotless Mind si mostra minimale e tirata nella sua modesta confessione sottovoce; mentre le modulazioni di Too Young to Sleep toccano avanguardie interessanti, in bilico tra l’approccio poetico del cantato e melodie che stemperano rintocchi acuti e ritardi enfatici. Deadline è il resoconto finale intriso di una magia nostalgica verso un art-rock depotenziato, che tocca corde emotive piuttosto profonde, senza tuttavia scivolare nel melenso.
La struttura dei brani non ricorre forzatamente a soluzioni troppo pionieristiche, mantenendo una semplicità endemica che risulta sempre piacevole da ascoltare. L’istinto e la forza di spingere le emozioni oltre il loro comune significato, porta Charlotte Bridge a percorrere strade artistiche molto soddisfacenti, che in un formato più corposo possono sicuramente giungere ad un dream-pop di influenza anglosassone (magari con maggiore enfasi nella parte chitarristica), tenendo però piuttosto alto il livello di personalizzazione. Tutto questo a patto di non rivoluzionare la base folk di partenza, una delle cose più interessanti (ed imprescindibili) di questo esordio solista!

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recensito da Poisonheart


 

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