Black Flowers – Neil

In uscita in questi giorni ecco la seconda prova solista di Neil – alias Neil Lucchetta, cantautore con la chitarra in mano- che ispirato dalla poetica maledetta di Baudelaire (e più precisamente allo spleen et idéal che apre la raccolta Les Fleurs du Mal), interseca rime emozionali anglofone superando un eventuale banale confronto con l’ammaliante onda maudit o con il lascivo languore parigino.
Black Flowers (via Seahorse Recordings) è un lavoro raffinato e ben arrangiato, che gioca su una buona andatura rock-folk, senza tuttavia rimanerne invischiato. A coadiuvare Neil nella realizzazione di questo disco il basso di “Ake” Donazzon (una mia vecchia conoscenza) e le percussioni di Andrea Breda, ottenendo una poltiglia sonora piuttosto rockettara, secca e tirata; lasciando che siano le emozioni a colorare di sfumature l’andatura melodica di un cantato pungente, ma sostanzialmente sensibile. I cambi di tempo corrono di pari passo all’esigenza delle liriche, trovando non-scontati picchi di volume in chorus pungenti e senza troppi fronzoli, mentre la costruzione del verso è spesso delicata, ma anche piuttosto sofferta e rarefatta.
Black Flowers - NeilUndici brani che non raccontano né dei soliti voli generazionali o della laconica quotidianità mangiata da un lato; è l’atmosfera e l’enfasi che lega ciascun brano, piuttosto che qualche particolare tematica. Il senso d’oblio ed una mesta decadenza sono raccontati con aria dimessa, e proprio per questo suonano più autentici e sinceri, svelando appena un malessere, ma senza manifestarlo o esaltarlo oltre la propria dimensione. Tale spleen non invade campi poetici o retrogusti parnassiani, che peraltro troverebbero poco terreno fertile in una struttura musicale improntata sull’essenzialità, eppure nelle liriche di Neil un’amarezza endemica (sponda Elliott Smith) avvolge l’ascoltatore, senza tuttavia attecchirlo: una giusta dose di inquietudine che non svolta nella infinite sadness.
Dalle movenze romantiche ecco l’apertura (e non poteva essere altrimenti, viste le premesse) di Spleen, mosso da una ritmica tarantolata e da pennate feroci di chitarra che nel finale accendono intelligenti distorsioni; nella strutturata Blank Sheet il divenire è più inquieto e dopo una partenza moderata, trova nella freschezza ed incisività degli arrangiamenti la valvola di sfogo perfetta. L’epidermide di Black Flowers rimane idealmente acustica, ma nelle ballate soffocate di My Tired Heart o Promise (uno dei migliori brani del disco), è la solitudine e la reticenza nel relazionarsi con l’esterno ad assumere un ruolo da protagonista che recita nell’ombra; costantemente sorretti da eccellenti soluzioni melodiche e fraseggi tra una frizzante sezione ritmica ed una sei corde in overdose d’arpeggio. 
L’album così scorre rapido giocando tra diversi livelli sonori come nella crepuscolare The Meaning Fades, o nella sorprendente Not a Love Song, che s’allontana anni luce dal piglio acustico finora qui apprezzato, svelando un’insolita vena post-punk. Neil sembra a suo agio anche tra modulazioni e suoni rarefatti, anche se la dimensione perfetta rimane quella della ballata del loser, come nella cantrelliana Awaiting, retta inizialmente da voce, chitarra e tristessa, con interessanti cori in background, che ne solleticano i toni più emozionali. Manifesto finale nel “diversamente prolisso” Spleen II, ove l’armonica fa capolino come nella migliore tradizione folk, giocando su dinamiche di chitarra che si snodano in più segmenti, trovando una amalgama davvero godibile.

Se Neil, in Black Flowers, ha voluto rappresentare quel disagio dell’artista – e dell’uomo- verso un certo conformismo di borghese memoria, c’è sicuramente riuscito in un modo maturo ed ben retto dai contenuti (melodici e lirici). L’enfasi baudelairiana ed il folk sono buoni strumenti per arrivare limpidi e senza retorica all’ascoltatore, preferendo rimarcare la desolazione e l’umana sofferenza, piuttosto che esaltarla come vizio da poeti maledetti che navigano su autunnali battelli ebbri.

Neil facebook 

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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