I Barbari (ep) – I Barbari

I Barbari di Mantova sono quattro bravi ragazzi in fondo, che mimano un hard ‘n’ blues molto solido, fin quasi troppo vissuto e sudato da sembrare vero, forse più adatto per gli orecchi d’oltreoceano che per quelli italici, costipati oramai dall’hipsteria cantautorale. Formatisi nel 2014, trovano quest’anno la giusta amalgama per esordire con l’omonimo ep di quattro corrosive tracce, che prendono un po’ dalle influenze di ciascun componente. E se i membri fondatori Andrea Colcera (voce)  e Mattia Portioli (percussioni) prediligono il rock blueseggiante fine sixties, la chitarra di Simone Moratti ed il basso di Michele Dal Forno toccano indiscriminatamente le rive del progressive più arguto fino alle meccaniche rumorose dei primi anni novanta. Appare dunque difficile mescolare tanti e variegati stili, eppure il solo cantare in italiano pulisce decisamente qualsiasi retorica, tuonando power-chords e riff blues potenti sorretti da una sezione ritmica decisamente dinamica, con qualche licenza d’improvvisazione ispirata.

Il suono complessivo fa tornare alla memoria le trucide distorsioni ed il passo maculato del southern rock americano, tuttavia non c’è la leziosa ricerca tecnica che a volte contraddistingue lo stile. Anzi, questa viene barattata intelligentemente con un’energia istintiva e preziosa per stenderci sopra liriche piuttosto chiare, nel quale pezzi di vita e fugaci episodi non hanno bisogno di metafore o di intricate allusioni. I Barbari mantengono la coerenza di un linguaggio diretto, al massimo semplicistico se paragonato ai voli pindarici dell’indie più radical-chic, ma questa è la splendida dote della provincia, che il quartetto porta, forse inconsciamente, sul palco con orgoglio.

I Barbari - I Barbari L’attacco iniziale di chitarra ed i primi secondi de Il Riscatto, ricordano i timidi tentativi glam-rock di Stone Gossard (Stardog Champion?), ma è fugace refuso spazzato presto via da una ritmica viscida e vagabonda, mentre il cantato roco e ruvido è deciso e senza tentennamenti, per un brano che racconta quell’esigenza di scappare più che dalla provincia, dalle persone che la abitano e che l’hanno resa così insopportabile. Fantasticitrenta diventa l’inno scanzonato on-the-road per il raggiungimento di quella che, in quest’epoca malata, sembra diventata quasi la maggiore età; il passo è felino verso un hard ‘n’ blues graffiante, che paga lo scotto di un qualcosa di troppo scontato, ma che ha la qualità di rilasciare buone vibrazioni grazie a quel sapore anacronistico vagamente seventies.
Consigli prosegue la strada di un rock vibrante e compresso, mentre le liriche velatamente accusatorie (come per tutto l’ep) fanno riferimento a critiche ed incomprensioni ricevute, come quasi a voler ribattere colpo su colpo in musica le accuse privatamente ricevute: il carattere personale del disco tuttavia non isola l’ascoltatore a semplice terzo incomodo, che può in alcune scene ritrovarcisi con facilità. Chiudo con Specchio, il brano più strutturato e complesso fin qui ascoltato; i ritmi rallentano mentre riecheggia un riff ossessivo di chitarra, capace di cambiare pelle e dinamica sul più bello (vedasi l’assolo nella seconda metà del brano), mantenendo sempre alta la tensione e probabilmente delineando una via da seguire per il futuro.

I Barbari ed questo omonimo ep non creano nulla di nuovo (e tanto meno ne hanno l’intenzione), anzi cercano di rimarcare la loro passione rock, quella che scorre dentro le vene da sempre e che non ha bisogno dell’elettronica spiccia per essere appetibile ed alla moda. Un disco di presentazione ben arrangiato, al quale vanno forse limate e personalizzate alcune soluzioni troppo “di genere”, tuttavia i buoni echi di chitarra ed una sezione ritmica sempre pronta ai cambi di tempo possono davvero fare la differenza … non solo in provincia!

I Barbari facebook
I Barbari bandcamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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