Antiquambience – Malenky Slovos

Una ventata anni novanta, con tutti i pro e i contro del caso. Dal rock sporco delle camicie a quadri rossi e verdi, alle assordanti cannonate techno-trance: la verità sta nel mezzo, la verità è quella dei Malenky Slovos. Di kubrickiana reminiscenza, questa giovane band da La Spezia, conferma la Liguria come fucina musicale appetibile e coraggiosa, dalle idee mai banali e dalla visibilità altalenante; tuttavia all’ombra si lavora meglio, il maestro zen insegna!
Un quintetto compatto, dal suono granitico e multistrato: un rock deviato dall’elettronica, che con dignità di riscopre sperimentale ed orecchiabile allo stesso tempo, senza mai prostituirsi al mainstream. Chitarre e synth trovano spazio in maniera eguale, mai esoterici e mai cupi, distati in maniera equa tanto dal metal quanto dal pop.

antiquambience - malenky slovosAntiquambience è un ep che funge da mini-antipasto, per quello che poi sarà il grande progetto di un lp. Le premesse sono buone, grazie ad un sound che non ha bisogno di scomodare paragoni inappropriati: Radiohead o Muse non sono candidati credibili. Permane una certa solitudine spettrale, una musica funerea, ma non necessariamente triste, che racconta della vita (di cos’altro poi?!) e di tutte le sfaccettature che rapiscono sentimenti e timori. Il tutto grazie ad un ottima padronanza della lingua anglosassone che sfocia in versi mai retorici, ripuliti dalle solite rime da “italiano” che scrive in un’altra lingua. Percussioni roboanti, ostili alle esagerazioni; sei o quattro corde che accennano a cadenze vagamente indie ma dai forti connotati personali, psichedelia elettronica aggiunta con parsimonia su di una base facilmente malleabile che permette alla band di spaziare in lungo in largo tra ballate acide e tumulti rock anni ottanta.

La title-track si mostra sotto le mentire spoglie di un sound alla Bellamy, rock dalla superficie ruvida ma dall’anima raffinata, con componenti sinistramente vintage e addirittura trip-pop, alla ricerca di un bilanciamento che tutto sommato regge dopo un paio di ascolti. E’ il brano che prediligo, consistente, sofferto ed aggressivo, ballabile quanto un indie banale: Dave Gahan morirebbe d’invidia!  In Waiting for Down, i synth giocano senza vergogna e sbugiardano un rock ben suonato e sorretto dalle giuste emozioni; To the River invece si concede al blues armonico con leggiadria ed un briciolo di nostalgica. In the dark room strizza l’occhio all’indie anni ottanta a bassa-fedeltà, bagnandosi di liquido amniotico post-punk, pur alzando con diffidenza i ritmi.
Di tutto l’ep, Sushi è  il brano più accessibile, fedele musicalmente dal tema centrale, viscido a tratti; un brano che ha ben imparato la lezione anni novanta: ritmi abbassati ad hoc per enfatizzare un chorus sempre pirotecnico, non solo come volumi. The Sad Song non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, il senso di claustrofobia emotiva si fa impetuoso, senza invertire i fattori. Un brano emotivo ma non spaccalacrime da macho consumato: i Malenky Slovos somigliano più a bohèmien sognanti che a rocker vissuti … sta a voi scegliere da che parte stare!
Sicuramente questo è un ep che parla d’amore senza vergogna, ed un disco del genere è sempre ben accetto!

contatti:
Malenky Slovos myspace
Malenky Slovos facebook 

recensito da Gus
Gus heartofglass

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