A (ep) – M.A.Y.A.

Da Castiglioncello ecco che nasce una nuova band: i M.A.Y.A.; i cui capobranco sono Mattia Salvadori e Federico Spina (rispettivamente batteria e basso) seguiti poco dopo da Serena Marconi (voce) e da Francesco Salvadori (chitarra). Non chiedetegli che genere fanno, perché potreste sentirvi rispondere “Siamo noi!

Dei giovanotti con le idee dannatamente chiare, specie se il loro ep d’esordio s’intitola perentoriamente A.
La ricerca di se stessi diventa quindi una prerogativa, non solo a livello personale, ma anche e specialmente a livello artistico. I M.A.Y.A. sembrano dirci con convinzione che oggi sono qua, fieri della loro tribù rockettara, e che domani saranno da qualche parte. Una sorta di smarrimento morale che tentano di esorcizzare attraverso quattro tracce tirate ed essenziali, ma che sanno spaziare attraverso centinaia di diverse influenze ognuna delle quali porta in altrettante diverse direzioni. Il rock tuttavia è il comune denominatore della quartetto che alza i volumi con moderazione, mostrando una cura encomiabile per gli arrangiamenti, ma lasciando abbastanza spazio alla voce delicata di Serena Marconi che racconta dei dubbi e dei timore verso i quali ognuno di noi prima o poi s’imbatte. M.A.Y.A. - A epTuttavia l’encomio non è rivolto ad una generazione smarrita, ai M.A.Y.A. non interessa farsi portavoce di qualcun’altro, a loro importa di rivolgersi ad una ristretta cerchia, ad un elité randagia che naviga errante verso la maturità. Two You non mostra sussulti di agnst, piuttosto appare ludica e riflessiva, mostrando buone soluzioni melodiche senza il vizietto di cadere nell’ovvietà. Altrettanto smunte sono le atmosfere di Because, nel quale le movenze si fanno molto lente e riflessive, evidenziando anche in musica quel disorientamento di cui l’ep si alimenta: la band cerca di rispondere a tutte le domande possibili, ma è davvero solo una risposta quella che cerchiamo?! Molto buono il finale, il backing vocal che insegue la voce di Serena Marconi, mentre tutt’intorno la sezione ritmica dei capobranco fa sentire la propria presenza.

Decembler
mostra un carattere più dinamico, nel quale la Telecaster di Francesco Salvadori sussurra motivi carichi d’eco ed enfasi (per chi ha orecchio può sentire come bene suona la modulazione dello Small Clone); l’evolversi del brano denota il buon gusto della band nel ricercare soluzioni melodiche originali: Decembler per me riceva l’elogio di miglior brano dell’ep.
Chiude Sven, le cui distorsioni s’insinuano tortuose e di soppiatto nonostante il brano sia quello più orecchiabile del lotto; ancora una volta basso e batteria sostengono i momenti più delicati ove la tensione sale prima di lasciare ampio respiro ad un chorus più rassicurante. Poi quando tutto sembra finito ecco che fa capolino un microscopico estratto de Una Carezza in un Pugno … questo i M.A.Y.A. devono spiegarmelo …

Tirando le somme direi che A è un ep ben suonato e ben prodotto, i M.A.Y.A. tuttavia dovranno prima o poi superare il temuto esame su long-playing ove una certa linearità nello stile è quantomeno necessaria sulle lunghe distanze. Gli elementi ci sono tutti per fare bene, gli equilibri e l’originalità sono entità ben radicate nel dna della band … ma al momento godiamoci questo assaggio non convenzionale.

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recensito da RamonaRamone
M_Ramona Ramone

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