Tie with the Noise – Alternative Stinks

Un tempo tutti si sentivano o volevano sentirsi “speciali”, come una sorta d’illuminazione deifica o buddhista, oggi l’esigenza distorta è quella di sentirsi “strani”, e tutti asseriscono che hanno almeno qualcosa che non va rispetto ad un’autodefinita normalità. A detta loro anche gli Alternative Stinks si sentono diversi … chissà come li giudicherà il tribunale popolare dei lettori di Heart of Glass.
Tie with the Noise è la creatura decisamente lo-fi nata da tre ragazzi di Finale Emilia con gli intenti grunge che la giovane età chiama tra fuzz e qualche feedback sgraziato. Una sorta di leggera alienazione pervade il disco, nonché una voglia di scappare dalla madre terra d’infanzia e di crescere velocemente; ma che ci sarà mai da scappare da un quadrato di pianura nebbiosa d’inverno ed umida d’estate …
L’impegno c’è e la passione viscerale non manca, eppure Choice apre come una ballata ispirata più ad un pop-rock pomposo da spiaggia deturpata che agli sporadici echi alla Alice in Chains che si paventano qua e là, eppure al brano manca quel mordente di teenage against, quel livido caldo che dilata l’anima.
Decisamente più a loro agio in The leaves have Fallen, nel quale un claustrofobico intro regala buone sensazioni, dall’impertinenza della chitarra, al petulare ascetico delle corde del basso che conferiscono quel tocco fangoso caratteristica fondamentale del sound of Seattle. Con My Sunshine la band trova la propria dimensione ideale, pennate veloci del garage assecondano lo scorrere di un brano tra i migliori del lotto, interessanti alcuni sovrapposizioni di melodie che delineano una dinamicità più spinta rispetto al leitmotiv del disco. Il lungo preambolo strumentale di If I Say appartiene ad uno schema che si ripete spesso nel disco, e che forse limita le opzioni (nonostante siano pregevoli le “storte” armonie venutesi a creare) verso orizzonti diversi rispetto al solito papà grunge, con figli e nipoti dai capelli color oro!
Corrono a braccetto I Forget, una spiccata prova di power chords poderosi colorata da riff immersi nel delay, e Look me again tenebrosa ed angosciante ballata agrodolce: il motivetto verse-chorus-verse con relativo cambio di velocità e volume funziona in parte, gli Alternative Stinks preferiscono sfumare il loro sound piuttosto che creare un manicheo salto verso l’overdrive.
Un disco che non mente a se stesso, e va bene così; ma per il futuro il consiglio è una sterzata verso nuovi mondi …

contatti:
Alternative Stinks bancamp

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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