Verily So – Verily So

 

Versatilità. La parola preferita dai condottieri di uomini. Ma non nel moderno fienile musicale! Se non altro perché band di questo taglio, come i Verily So appunto, non se ne vedono molte in circolazione. Ognuno fermo ai propri strumenti, come bei soldatini alle prese con il concerto-compitino … sì, ne ho viste parecchie …
Eppure, questo trio dalla Toscana-irruenta, vibra di buone sensazioni in bilico tra un rock sopra le righe e quelle origini folk-acustiche che tanto sono care a Marialaura Specchia e Simone Stefanini. Terzo elementi di indiscutibile importanza è Luca Dalpiaz che entra nella band nel tardo 2010, ma giusto in tempo per questo disco.
L’ omonimo esordio in full-leght (Inconsapevole Records) dimostra lo spessore dei Verily So, che in “direzione ostinata e contraria” si misurano con un genere che nel Belpaese ha difficoltà a rimanere impresso nella mente dei radioascoltatori della mattina, eppure per chi ne capisce qualcosa, è innegabile intravedere la grande voglia di comunicare di questo trio che canta e suona col cuore.
Lo schema compositivo è spesso scarno, semplice ed appunto per questo genuino, in ballate che difficilmente sforano i 3-4 minuti; eppure vi è concentrato tutto il succo di cantastorie, emozioni e pensieri liberi che la band racconta con grande enfasi e passione.
I tre spesso si alternano alla voce, alle chitarre e alle percussioni ed in ciascun episodio ognuno ci mette sempre qualcosa di personale, influenzando così brano dopo brano: ecco come scivolano via veloci, dolci, da tenere sotto la lingua.
E se la voce di Marialaura Specchia ricorda tanto quella di Elisa (vedasi l’incipit nevrotico di Wax Mask) quanto quella di Maggie Reilly, specialmente nella “celtica” Will you Marry me, il tessuto strumentale è come creta vivente, che nella mani dei tre si modella senza inibizione, senza essere trainato forzatamente dalle onde vocali.
Brani dal sapore anacronistico, da scartare come caramelle uno dopo l’altro; Ordinary Minds potrebbe benissimo appartenere ad un repertorio dei primi anni ’90, come del resto l’essenziale Ballad (uno dei pezzi migliori del disco) non dissimile da unplugged newyorkese di metà novembre.
I Verily So correggono le cromie dei propri brani con la carica i emotiva nell’interpretazione di ciascuno di essi, e se da un banalissimo mp3 i brividi salgono presto lungo la schiena, pensate un po’ cosa possono fare dal vivo! Guns of Fire fa parte di questa speciale categoria, un brano che richiede obbligatoriamente il secondo ascolto consecutivo.
Nella seconda parte del disco c’è maggior spazio alle chitarre acustiche ed al sovrapporsi convincente delle voci di Marialaura e di Simone Stefanini; un espediente che conferisce nuova linfa a brani, che come colpi secchi, colpiscono il cuore per sensibilità ed empatia. Per capire bene quello che intendo, consiglio l’ascolto di When I end and you Start, ballata di punta di tutta la produzione Verily So. E certamente hanno ragione quando si autodefiniscono “Una band che suona musica melodica sgangherata col cuore”.
Da segnalare l’ottima Summer 89 (per chi ama quelle atmosfere di metà anni ’90!), e 15 years, che mi dicono sia stata scelta dalla Peroni nella campagna commerciale web; non lo sapevo, ma non consumo quel genere di birra !!!

 

contatti:
Verily So ‘s myspace
Verily So ‘s facebook

Verily So ‘s You-Tube
Inconsapevole Records site

 

recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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