Into the Nature – Above the Tree

Per chi ha imparato a conoscere le opere di Above the Tree sa bene a cosa va incontro e quale sia il messaggio in codice che Marco Bernacchia porta come dote. La parentesi naturalista, vede scoperchiare con solenne decisione un 2011 piuttosto apatico, ed ecco che Into the Nature piomba con delicatezza sulle nostre teste distratte dal segnale discontinuo del digitale terrestre (ottimi come sempre gli amici di Musica X Organi Caldi). Un ritorno alla primigenia forza, al suono più legato al “vero”, al “non imitabile”, una ricerca (e sottolineo tale velleità) sincera che vuole isolarsi dal mondo caotico e depresso delle metropolis in pixel, per oltrepassare la barriera che divide l’uomo dalla sua essenza più naturale.
Probabilmente solo io percepisco tale esigenza, e pazienza per il mio caso disperato, ma l’impressione nascente dopo l’ascolto eclettico di questo ep è proprio quella sopra descritta, o magari forse è solo l’esposizione prolungata a qualche disco di Brian Eno.
Un’apologia contro ogni forma di omologazione, una funzionale curiosità verso il nucleo caldo che anima l’uomo, dai ritmi tribaleggiante della traccia n.2, Spaghetti Western, all’apatia soffiata via di un happy hour consumato all’ombra di un ossequio funebre, mi riferisco alla criptica-celtica Birds like Green.
Fiati, solfeggi, singhiozzi di chitarra, fioche gocce di corde pizzicate con pedante costanza, percussioni senza rumore alcuno: ogni ingrediente è dosato, chi sa ascoltare noterà una sorta di logica armonia in tutto ciò; quindi tenetevi per voi la solita nenia della musica sperimentale-casuale, per dio! Hole in the Sun è certamente il brano che meglio chiarisce lo scopo del disco, una fusione dionisiaca, senza tumulti karmici, una discesa nella caverna dell’io interiore, alla ricerca del pennuto animale-guida: Eterea, crepuscolare, solenne in una litania sussurrata che volteggia sopra i cieli. E se ce ne fosse bisogno, la continuazione di quanto detto trova l’espressione massima nell’arpeggio sostenuto di Back to the Nature, avvolto in cori atonali che appartengono ad un linguaggio universale e mistico allo stesso tempo.
Da segnalare l’omaggio blakeiano dai contorni torbidi e sfocati verso James Douglas Morrison, in 1943-1971 Jimmi alive.
Per meditazione guidata … senza controindicazioni chimiche.

 

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recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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