Identità – Marcello Parrilli

Per capire a fondo questo disco non è sufficiente il padiglione auricolare; esso necessita di un’indagine preventiva: cos’è l’identità?
Un vocabolo attualmente svuotato di contenuto, sprofondato in un’impasto mescolato dalla società: è distinzione, emancipazione, cognizione di sè; l’identità di essere un unicum partecipe di una globalità.
Presuppone una replica agli status symbol, ai raggiri mediatici, alla noncuranza, una reazione all’emarginazione del diverso –  implica, chiudendo il cerchio in un paradosso, un’accettazione della stessa nozione di identità. Propria, ma soprattutto altrui.

Questa è l’Identità scritta ed arrangiata dal poliedrico Marcello Parrilli, musicista fiorentino classe ’78 al suo primo lavoro, mattone introduttivo del suo ambizioso progetto della “trilogia dell’essere”, una raccolta di tre dischi tra musicoterapia e poesia.
Già dal primo ascolto le influenze sono palesi: si va dal minimal di Mertens all’ambient di Eno; eppure indagando ulteriormente ci si può imbattere in un repertorio dove Tiersen, Yorke, Einaudi, Adams (John!) e qualche nome del cantautorato nostrano rispondono “presente!”.
Come ogni primo disco presenta alcuni difetti (alcuni brani vacillano dal punto di vista vocale), ma il proposito di dare un’identità alla propria musica tende a prevalere.

Identità - Marcello ParrilliL’album si apre con “Cinepoesia“, in uno straordinario clima di mite elettronica e synth pop a sbandierare la poetica di Parrilli con una folata di “follia, parole, suoni, immagini“; è in prevalenza l’amore il soggetto di questo disco, in tutte le sue gradazioni (“Apri i tuoi occhi“, “Lei“).
Crisalide di una farfalla” e “Aspettando te” sono due canzone strumentali che meritano un intenso e sentito applauso: la prima sboccia in un intreccio incantato di piano e tromba fino a volare via; la seconda è una love song che sillaba senza parlare il silenzio di un’attesa.
C’è anche spazio per intime riflessioni sociali: “Il tempo delle macchine” ben riporta in musica l’era della meccanizzazione post-moderna come Boccioni fece in pittura ma Parrilli si discosta da quel suo esaltare l’automatizzazione; è cosa rara riuscire a far evincere pensieri intrinsechi da una canzone strumentale: ottima in tal senso la chitarra elettrica che ci traina in un universo distorto alla “Blade Runner“.
Cercando la luna” è, a mio avviso, uno dei punti salienti di questo lavoro: brillante il connubio tra poesia e pianoforte, è un brano che confida tutte le potenzialità di questo toscano tuttofare (“non tocca a me nè fama, nè oro e fortuna… mi basta solamente trovare la luna“). Ogni brano circoscrive una sua propria identità: in questo caso un brano come  “Pagliaccio deriso“, col suo ritmo gitano e de-andreiano, risulta esemplare.

Aspettando gli altri due dischi che chiudano il triangolo, le premesse sono più che buone!

contatti:
Marcello Parrilli sito ufficiale
Marcello Parrilli facebook

Recensito da Poisonheart
Poisonheart hearofglass

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