1980 (ep) – Portobello

Quello che mi ha colpito maggiormente ascoltando l’esordio in formato mini di Damiano Morlupi (in arte Portobello), è la capacità di comunicare con le giuste sensazioni, l’empatia che lega la generazione (come la mia) che ha vissuto una bella fetta degli anni ’80, è cresciuta e diventata maggiorenne -o quasi verso- la fine degli anni ’90 (quella con poco rock e molta elettronica da discoteca!), e che si è presa le proprie responsabilità negli anni 2.1. Un divenire senza nostalgia, ma composto da quella dozzina di polaroid mezze sfocate e mezze scolorite della memoria, in uno stile indie-pop disinibito ed un tantino sognante e stralunato. 1980 in uscita per Diavoletto Netlabel, è un esordio che raccoglie l’esperienza homemade degli ultimi diec’anni, uscendo dalla sobria dimensione acustica, ed abbracciando sonorità più aperte, con un deciso omaggio agli eighties.
1980 PortobelloCerto, viste le esplosioni “romane” di Calcutta e Motta, è lecito aspettarsi anche da Portobello una collana di perle dall’alto tasso d’immedesimazione generazionale; invece il cantautore originario da Civitavecchia, preferisce uno stile più asciutto ed essenziale, comunicando un disagio vero e davvero sensibile. La nostalgia erudita del recente indie italico, viene riscritta attraverso trame melodiche frizzanti ed un tantino anacronistiche, ma il cui sapore “di non so più quale amor mio che non muore” è vivo e non barattabile con un redivivo -ma tutto sommato sempre uguale- vizio al rimpianto. Portobello così snocciola pensieri senza curarsi della loro profondità, li mette al servizio dell’ascoltatore senza l’enfasi di trovare un appiglio empatico per farsi piacere, ma con la consapevolezza che la propria testimonianza può essere di conforto anche ad altri e viceversa: mutua collaborazione independent!

Così, in queste quattro tracce essenziali, riconosciamo l’omaggio alla propria generazione in Quelli di Sempre, dall’andatura vivace, molto ritmica e con un’ironia di fondo davvero spassosa ed avvincente («guardiamo ancora la televisione per farci addormentare»). Anima Libera è invece una sensibile dedica al padre, con un mid-tempo ruggente e dinamico, attraverso un flusso di coscienza ininterrotto, ma dall’agrodolce sapore pop. Il richiamo agli anni ottanta è palese nella più sommessa Fuori di qua, nella quale le riflessioni di Portobello si fanno più intense: «la mia generazione aspetta ancora la rivoluzione», rimarcando una staticità globalizzata che viene seminata dall’alto, dalle convenzioni di una società sempre in moto circolare, che non ha interesse nel singolo individuo, ma nell’omologazione indiscriminata. Le belle armonie di Universo, riappacificano i sensi, anche grazie ad un andatura esotica e calda: una dichiarazione di pace e di convivenza che non vuole porre barriere o linee di demarcazione.  

1980 è un extended-play godibile e sincero, nel quale Portobello racconta le proprie sensazioni attraverso le cromie della generazione di cui fa parte. Lo stile diretto e semplice sono ottime premesse per un progetto musicale che non ha la necessità di salire sul carrozzone mediatico dell’indie italiano, sempre più affollato ultimamente; piuttosto vorace è l’ostinazione a raccontare storie e pensieri per quella minoranza che rimane fedele all’etica indipendente. Grazie!

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recensito da Poisonheart

 

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